Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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8561LIBRO I. che i corpi nella luna, caduti eſsendo per qual-
che ſpazio, ſe riſaliranno con quella velocità,
che acquiſtaron cadendo, riſaliranno per lo ſteſ-
ſo ſpazio, e non più.
E ſimilmente troverete av-
venire in tutti gli altri pianeti, ſe vi piacerà di
andar vagando per ciaſcuno.
E per venir là, don-
de i noſtri ragionamenti s’ incominciarono, po-
tete anche facilmente conoſcere, che a far ſali-
re un corpo, come abbiamo detto, non altro ri-
cercaſi ſe non tre coſe ſole:
una potenza, che da
principio produca in eſſo un movimento all’ in-
sù;
un’ altra potenza, che diſtrugga quel movi-
mento a poco a poco;
el’ inerzia, che ne conſervi
gli avanzi, finchè può.
Di che pare, che niun
luogo v’ abbia quella forza viva, che i Leibni-
ziani hanno voluto aggiungervi, e che miſuran-
dola dallo ſpazio, voglion’ eſſere proporzionale
al quadrato della velocità.
Così è, diſſe il Si-
gnor Marcheſe;
e certo parmi, che quelle poten-
ze, che avete detto, e l’ inerzia, baſtino a tut-
to.
Pure che riſponderò io ad uno, il quale ar-
gomenti di queſta maniera?
Se un corpo ſale ad’
una certa altezza, biſogna pur dire, che abbia la
forza di ſalirvi;
la qual forza dovrà pur miſurar-
ſi dalla ſalita ſteſsa;
e miſurandoſi queſta dallo
ſpazio, et eſsendo lo ſpazio proporzionale al qua-
drato della velocità, par bene che dovrà eſsere
proporzionale allo ſteſso quadrato anche la for-
za.
Laſcio ſempre ſtare la maſsa, che certo do-
vrà entrare in tal miſura, poichè, ſalendo

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