1ſteſſa: & come nello animo della bella donna mia è la pudi
citia, la prudenza, la modeſtia, & vi ſono tutte le altre gratie;
lequali fanno vna miſurata proportione belliſsima da inten
derſi, coſi in Dio ſono tutte le virtù, per loro propria natu
ra infinitamente perfette, vi è l'ornamento di tutto il mon
do, chiamato mondo intelligibile, ilquale altro non è che vna
ordinatiſsima moltitudine di tutte le Idee delle coſe create;
nella maniera, che nella mente dello artefice, è vna Idea, ò
vero ſimilitudine di quello edificio, che egli vuole fabrica
re, di cui altra volta ſi diſſe, à baſtanza. Queſte Idee in Dio
fanno vna miſura proportionatiſsima; laquale non è bella,
ma è la iſteſſa bellezza; amata à pieno ſolamente da lui, &
da noi, quanto porta la debolezza delle noſtre piccole for
ze, quiui inalzate per lo mezzo di queſte altre baſſe bellez
ze, & particolarmente, per lo mezo d'una belliſsima don
na. Queſta è l'iſteſſa felicitâ, & chiunque amando tan
to alto arriua è ſempre beato, ſenza neſſuna miſeria, &
è ben dritto, che coſi ſia, perche ſe le bellezze ſole del
gratioſo corpo della mia diuiniſsima donna da queſti no
ſtri occhi tenebroſi vedute, lequali però altro non ſo
no, che ombre di vera bellezza, ſe vn ſolo de ſuoi ſguardi,
ſe vn ſolo de ſuoi dolciſsimi accenti, con tanto diletto muo
ue chiunque la mira, & nell'animo di chiunque la contem
pla tanto gran fuoco accende di ſuaue amore, & con tanto
piacere, che ogni altra conſolatione, quantunque grande à
queſta vna paragonata non par nulla, che felice merauiglia?
che beato ſtupore dobbiamo noi credere, che ſia quello, che
occupa le anime, che penetrano alla bellezza dell'animo di
lei, che è ſopra tutte le altre coſe belle bello? & quindi ſal
gono alla bellezza diuina? che dolce fiamma amoroſa, che
incendio ſuaue in tal caſo è quello, che naſce dalla fonte del
la ſuprema & vera bellezza diuina, eterno, e ſtabile princi
pio mezzo & fine d'ogni altra bellezza? qui l'amante ſi di
letta, & con ſtupore fuor d'ogni merauiglia di ſe ſteſſo vſci
to, è dalla diuina bellezza tanto inalzato, che egli anche mor
citia, la prudenza, la modeſtia, & vi ſono tutte le altre gratie;
lequali fanno vna miſurata proportione belliſsima da inten
derſi, coſi in Dio ſono tutte le virtù, per loro propria natu
ra infinitamente perfette, vi è l'ornamento di tutto il mon
do, chiamato mondo intelligibile, ilquale altro non è che vna
ordinatiſsima moltitudine di tutte le Idee delle coſe create;
nella maniera, che nella mente dello artefice, è vna Idea, ò
vero ſimilitudine di quello edificio, che egli vuole fabrica
re, di cui altra volta ſi diſſe, à baſtanza. Queſte Idee in Dio
fanno vna miſura proportionatiſsima; laquale non è bella,
ma è la iſteſſa bellezza; amata à pieno ſolamente da lui, &
da noi, quanto porta la debolezza delle noſtre piccole for
ze, quiui inalzate per lo mezzo di queſte altre baſſe bellez
ze, & particolarmente, per lo mezo d'una belliſsima don
na. Queſta è l'iſteſſa felicitâ, & chiunque amando tan
to alto arriua è ſempre beato, ſenza neſſuna miſeria, &
è ben dritto, che coſi ſia, perche ſe le bellezze ſole del
gratioſo corpo della mia diuiniſsima donna da queſti no
ſtri occhi tenebroſi vedute, lequali però altro non ſo
no, che ombre di vera bellezza, ſe vn ſolo de ſuoi ſguardi,
ſe vn ſolo de ſuoi dolciſsimi accenti, con tanto diletto muo
ue chiunque la mira, & nell'animo di chiunque la contem
pla tanto gran fuoco accende di ſuaue amore, & con tanto
piacere, che ogni altra conſolatione, quantunque grande à
queſta vna paragonata non par nulla, che felice merauiglia?
che beato ſtupore dobbiamo noi credere, che ſia quello, che
occupa le anime, che penetrano alla bellezza dell'animo di
lei, che è ſopra tutte le altre coſe belle bello? & quindi ſal
gono alla bellezza diuina? che dolce fiamma amoroſa, che
incendio ſuaue in tal caſo è quello, che naſce dalla fonte del
la ſuprema & vera bellezza diuina, eterno, e ſtabile princi
pio mezzo & fine d'ogni altra bellezza? qui l'amante ſi di
letta, & con ſtupore fuor d'ogni merauiglia di ſe ſteſſo vſci
to, è dalla diuina bellezza tanto inalzato, che egli anche mor