Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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8771PARTE TERZA. pendo le regole, i principj, e le proporzioni, ſapendo diſcernere le varie
condizioni
delle Opere, e tutto quello, che ad eſſe proporzionevolmente, e cia-
ſcuna
a ciaſcuna, ſi richiede, potendo operare con ragione:
ed altro non
poſſedendo
, che la ſola pratica del Muratore, e dell’operare a norma dell’Arte
loro
, la quale non baſta per condurre le fabbriche a perfezione;
perciò non ſo-
no
baſtevoli al biſogno del fabbricare;
laonde chiunque ſi fida dei Muratori,
o
degli altri Artefici, non è ſicuro d’eſſere ben ſervito nei muramenti;
im-
perciocchè
, o rieſcono mal compartiti, e ſenza proporzione, e ſenza corriſpon-
denza
delle parti, e finalmente ſenza grazia, e ſenza decoro.
E ciò avviene,
perchè
mentre i fabbricatori ſono impiegati nelle opere del murare, non poſſo-
no
eſercitare l’ufizio dell’Architetto, aſſiſtendo, terminando i diſegni, formando
i
modelli, miſurando i luoghi, compartendo, ed aggiuſtando i fondamenti nel
ſito
.
Senza che non è bene il fidarſi dei Muratori; poichè manca ad eſſi quel-
la
condizione, che è di riſparmiare, quanto è poſſibile, alla ſpeſa;
che quan-
do
ciò faceſſero, procurerebbero il danno loro:
mentre coſtume loro ſi è lo ſtu-
diare
con ſomma diligenza, che l’opera, e il lavoro creſca, affinchè ſi aumen-
ti
loro il guadagno;
e ſi accordano con i Maeſtri delle Fornaci a danno di chi
fa
murare.
Nemmeno gli Stuccatori, e i Maeſtri di legname uſati alle opere
troppo
trite, e troppo licenzioſe poſſono eſſer buoni per Architetti:
poichè le
muraglie
richiedono fermezza, ſtabilità, ſaldezza, e nobiltà.
Oltredichè coſtoro
non
hanno alcuna abilità, e cognizione, che degli ornamenti poſticcj, che ſi
fanno
nelle ſuperficie degli edifizj, i quali bene ſpeſſo non gli ſogliono fare,
ſenza
uſcire delle regole dell’Architettura, e ſenza qualche ſtorpiamento, e ſen-
za
qualche ſproporzione, ſecondo i loro capriccj:
poichè ſcoſtandoſi dalla buo-
na
maniera Greca, e Romana, ſi accoſtano alla barbara, ſiccome ſi vede, of-
ſervando
le opere fatte da loro.
Ora vi reſtano i Pittori, i quali come puri Pit-
tori
, non ſono ſufficienti ad eſercitare l’Architetto, non avendo altro, che la
pratica
del diſegno, la quale, ſe non è regolata dalla dritta ragione dell’Archi-
tettura
, non baſta a bene operare.
par baſtevole la copia dell’invenzione,
mentre
per la bontà delle fabbriche, e degli ornamenti, ha più biſogno delle re-
gole
, che delle invenzioni.
Anzi negli ornamenti dell’Architettura le forme ſo-
no
tanto determinate, che non vi è neceſſario, ſi poſſono cercare invenzio-
ni
nuove;
ſe però alcuno non voleſſe prender licenza, e uſcire degli ordini de-
terminati
dalla buona Architettura, per ſeguitare la maniera barbara, lo che ſi
reputa
errore importantiſſimo.
Concioſſiachè l’invenzione delle coſe d’Architettu-
ra
ſi può ſoltanto eſercitare nel ritrovamento dei diſegni, e dei modelli delle
fabbriche
, di qualche parte loro principale, o d’altre coſe appartenenti ad eſſe,
ma
non mai negli ornamenti particolari del tutto, e delle parti.
Con i Pittori
s’accompagnano
gli Scultori, i quali avvezzi ſoltanto a formare corpi ritondi
di
ſtatue, e baſſi rilievi, o mezzi rilievi, colla ſola perizia loro non poſſono be-
ne
applicarſi alle coſe dell’Architettura, benchè ſi confidino nel Diſegno, il qua-
le
non è atto a ſupplire al difetto de’principj, e delle regole d’Architettura.
Laonde dalle coſe dette ſi comprende, che niuno di queſti Artefici ſi debba eleg-
gere
per Architetto, dovendo ciaſcuno di loro far l’ufizio del Miniſtro di eſ-
ſo
.
E però, affinchè le fabbriche rieſcano fatte a tutta perfezione, è neceſſario,
che
tutte le perſone deputate all’opera della muraglia, facciano l’ufizio loro, e
l’Architetto
l’ufizio d’Architetto, d’Aſſiſtente al lavoro, e di Sopraſtante a tutti
i
Miniſtri:
e i Muratori, e i loro lavoranti facciano l’ufizio di miniſtri obbedien
ti
all’Architetto loro Capo.
Così gli Stuccatori facciano il loro miniſtero nel
fare
quelli ornamenti, che loro ſono ordinati dall’Architetto, e non s’impacci-
no
d’altro:
ed altresì facciano lo ſteſſo i Maeſtri di lavorar le pietre, e i legna-
mi
, attendendo ſoltanto a lavorare le materie loro, ſecondo viene loro ordina-
to
.
E finalmente i Pittori, e gli Scultori non debbono far altro, che adornare
le
muraglie, le volte, e gli altri luoghi delle opere loro, ed abbellire le fronti
delle
fabbriche, i vani, e i compartimenti delle opere ſteſſe con i loro lavori,
ſecondo
che viene ad eſſi ordinato dal Padrone dell’opera, e dal

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