Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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8965LIBRO I. 1; e l’ altro, avendo maſsa 1, poſsa ſalire all’
altezza 4;
miſurando così le forze dalla maſsa mol-
tiplicata per lo ſpazio.
E quindi argomentava ſot-
tilmente a queſto modo.
Se un corpo, la cui maſ-
ſa ſia 4, cada dall’ altezza 1, acquiſta forza di
riſalire ſpazio 1;
e ſe un’ altro corpo, la cui maſ-
ſa ſia 1, cada dall’ altezza 4, acquiſta forza di
riſalire ſpazio 4.
Avranno dunque queſti due
corpi acquiſtate forze eguali nel lor cadere;
le
quali forze però non ſarebbono eguali, ſe non
ſi miſuraſsero moltiplicando le maſse per li qua-
drati delle velocità;
biſogna dunque così miſu-
rarle.
Per tal modo argomentava il Filoſofo acu-
tiſſimo, e riprendeva con molta alterigia i Car-
teſiani, che fino a quell’ ora avevano miſurato la
forza d’ aìtra maniera;
ma eſſi per forza altro a.
vevano inteſo da quello, che intendeva egli. Di
quì nacque la famoſa quiſtione;
della quale ra-
gionando meco un giorno Euſtachio mio nipote
dicea, che ſecondo quel principio di meccanica,
che aſſumeva Leibnizio, la concluſione procede-
va beniſſimo nella ſuppoſizione della noſtra comu-
ne gravità;
ma cangiandoſi la gravità, avrebbe
dovuto cangiarſi ancora la concluſione.
Di fatti
ponghiamo, che il corpo, che ha maſſa 4, e ſa-
le all’ altezza 1, ſia dotato della gravità terreſtre;

l’ altro, che ha maſſa 1, e ſale all’ altezza 4, ſia
dotato della lunare:
ſecondo il principio, che
Leibnizio aſſumeva, dovranno amendue i corpi
avere forze eguali;
ne però ſi troveranno

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