Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1agl'ingegni meditativi. Egli perciò si dette allo studio delle mate­
matiche, applicando queste discipline alle arti, che posson meglio
servire agli usi della vita e a sodisfarne ai bisogni.
Ma l'Alberti,
indulgendo al genio proprio dei giovani, tien più spesso dietro e
vagheggia le curiosità e gli spettacoli, informato da quello spirito
del platonismo, che, se scende talvolta a implicarsi ne'fatti parti­
colari della Natura, non gli riguarda altrimenti che come scherzi.

Il titolo di Ludi matematici dato dall'Autore a un'operetta, nella
quale è la Geometria applicata all'altimetria, alla topografia, alla
gnomonica, alla meccanica e a simili altre discipline, per sè dice
assai, ma più efficacemente a noi sembra che di ciò facciano prova
quelle così dette Dimostrazioni, le quali niente altro eran poi, se
non che spettacoli ottici, o come Leon Battista stesso gli chiamava
Miracoli della Pittura. Con queste Dimostrazioni spettacolose e con
questi Miracoli racconta l'Autore stesso d'essersi ricreato più volte
in Roma insieme coi suoi compagni.
Di così fatte Dimostrazioni
nessuno sa dirci nulla di particolare, da quell'Anonimo biografo in
fuori contemporaneo dell'Alberti, la scrittura del quale fu raccolta
e pubblicata dal Muratori.
Da essa chiaramente si rileva in che
propriamente consistessero quelle Albertiane Dimostrazioni.
Ma per­
chè oramai i ciechi ammiratori del grande artista si sono fitti in
testa non essere quelle così fatte Dimostrazioni altro che le stesse
ottiche rappresentanze degli oggetti sul fondo di una camera oscura,
con manifesta intenzione di dare al loro Autore la precedenza su
Leonardo e sul Porta; si son ridotti a dire che le parole del Bio­
grafo anonimo non son troppo chiare.
Ma chiarissime sembrano a
noi, e siamo certi che tali pur sembreranno agli intelligenti e im­
parziali, che, dopo un'attenta lettura, concluderanno come i giochi
ottici dell'Alberti consistevano nel contraffare e trasformare le im­
magini per via di colori artificiali e di artificiali riflessioni di spec­
chi, mostrandole agli spettatori curiosi proiettate sulla parete di una
camera oscura.
L'apparecchio ottico dunque dell'Alberti era cosa
più artificiosa e applicata ad uso un po'diverso dallo strumento
del Porta.
Nel libro insomma dei Ludi, e in quello che si può chiamar
Magia delle Dimostrazioni, come in altre operette, a cui piace a
noi di dare il titolo di giovanili o minori, troppo il nostro Autore
si compiace di quella curiosità, che è sodisfatta, non dall'esser veri
i fatti della Natura, ma dall'apparir nuovi e maravigliosi.
Il libro
della Prospettiva, pubblicato nel IV Tomo delle opere volgari da

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