Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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9268DELLA FORZA DE’ CORPI ne; e poſſo affermarvi, che così uſando ho appa-
rato qualche coſa.
Ma venendo al propoſito, quand’
anche io aveſſi cangiato di opinione intorno agli
elaſtri, che fa a voi di ſapere più toſto l’ opi-
nion mia d’ oggi, che quella, che ebbi
due anni ſono?
quaſi che io foſſi oggi di maggio-
re autorità, che allora.
A me piacerà, diſſe il Si-
gnor Marcheſe, di ſaperle tutte e due.
Quella d’
oggi mi direte voi ora;
quella, che aveſte due an-
ni ſono, la cercherò ne Comentarj.
Voi volete,
riſpoſi io allora ridendo, sſorzarmi a tutti i mo-
di, e ricondurmi ſopra un’ argomento, che, a
dirvi il vero, avea cominciato a nojarmi, già è
gran tempo;
ne per altro può ora piacermi, ſe
non perchè piace a voi.
lo dirò dunque brevemen-
te degli elaſtri, acciocchè intendiate niun luogo
laſciarſi per eſſi alla forza viva, e tutti i loro ef-
fetti non d’ altro procedere, che dalle potenze,
e dall’ inerzia.
E dirò quello, che me ne verrà in
mente ora;
voi vedrete poi, ſe io diſcordi da quel-
lo, che già ne penſai, ſcrivendo i Comentarj;
di
che appena ora mi ſovviene.
Dette queſte parole
preſi il foglio, che avea tra le mani il Signor Mar-
cheſe, e diſegnatovi ſopra con la penna la ſecon-
da figura diſſi:
avrete già inteſo, che elaſtro chia-
11F. II. mano un’ angolo, come ABC, il quale natural-
mente richiede una certa larghezza, di modo che
ſe per alcuna ſtraniera potenza ſi aſtringa a dover
tenerne una o maggiore o minore, faccia forza,
e ſpinga in contrario.
Fingiamo dunque che

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