Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1opera efficacemente gli scienziati di Europa. Ma a confermarle quel
carattere, con più profonda impressione che mai, conferì quel Cri­
stoforo Colombo, intorno a cui dianzi interrompemmo il discorso.
Il genio di osservare con quasi religiosa venerazione i fatti
della Natura, che egli ora sperimentava in sè dolcemente benefici,
ora potentemente tremendi, si rivela da quel Giornale, di cui parla
Ferdinando, nel cap.
XVI, della Vita che scrisse di suo padre. In
quel giornale il Discopritore del Nuovo mondo andava via via no­
tando tutto quel che gli occorreva ad osservare e a considerare di
più memorabile.
“ Fu diligentissimo l'Ammiraglio, dice ivi il bio­
grafo, a scrivere di giorno in giorno minutamente tutto quello che
succedeva nel viaggio, specificando i venti che soffiavano, quanto
viaggio egli facea con ciascuno, e con quali vele e correnti, e quali
cose per la via egli vedeva, uccelli o pesci, od altri così fatti segni ”.
L'Humboldt, che amorosamente e da quel grande scienziato
che egli era, prese ad esaminare un tal giornale, restò maravigliato
della copia delle osservazioni, e dell'acume, con cui moltissimi e
varii fatti naturali vi sono investigati.
La direzione dei venti tropi­
cali da occidente in oriente, per cui nello stesso verso è sospinta
la gran corrente marina, vi si trova per la prima volta diligente­
mente descritta; vi è notata l'efficacia, che ha il verde fogliame delle
foreste di condensare i vapori acquosi dell'aria, facendoli tornare
in pioggia.
Vi è assegnata l'altezza dell'aria, a cui sono limitati i vari
e più consueti fatti meteorologici che avvengono in essa, e vi son
riconosciuti i più notabili effetti, che il calore del sole produce sul­
l'Oceano e sull'ammosfera.
Il medesimo Humboldt non cessa di far le meraviglie e di
magnificare una osservazione importantissima allo studio della nuova
Geologia; osservazione che il Colombo stesso lasciò fra le molte al­
tre registrata nel suo Giornale.
L'osservazione fatta dal nostro in­
signe Navigatore, nel suo primo viaggio, è quella del vedere vege­
tare insieme e pacificamente convivere nell'isola di Cuba, conifore
e palme.
E perchè l'osservazione che pare ovvia si giudichi come
ella dovesse essere fatta con sottile intendimento scientifico, giova
notare che il nostro Botanico del secolo XV aveva tanto tempo
prima dell'Heritier riconosciuto che i podocarpi hanno altri carat­
teri, per cui si distinguono dagli abietini.
Quanto poi l'Alunno della Natura, sapesse, nello studiare le
ammirande opere di lei, congiungere alle osservazioni passive la
sagace attività delle esperienze, si dimostra per quel che egli os-

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