Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1naturali, attese a intendere le proprietà dell'erbe, continuando ed
osservando il moto del cielo, il corso della luna e gli andamenti
del sole ”.
Anche l'Oltrocchi, bibliotecario dell'Ambrosiana, che
perciò ebbe agio di consultare i manoscritti vinciani, mentre che
ancora erano ivi esistenti, non si curò di trascriverne e di com­
mentarne, se non solo quelle parti che riguardano le arti del
disegno.
Il primo che rivolgesse l'attenzione alle preziose note, per leg­
gervi ciò che ne concerne la scienza, fu Giovan Battista Venturi,
in quel tempo che soggiornava a Parigi, dove scrisse e nel 1797
pubblicò quel suo celebre Essai, verso cui si rivolsero e da cui
presero l'inspirazione tutti quegli italiani, che incominciarono allora
e seguitano tuttavia a magnificare l'ingegno scientifico di Leonardo.

Il Venturi fece senza dubbio opera pia verso la patria, per cui con­
viene che gliene professiamo la gratitudine dovuta.
Ma più grati ci
sentiremmo all'illustre fisico modanese, se le parole almeno ce le
avesse trascritte nella favella che risuona dolcemente ancora sul
labbro de'villici da Vinci, e più che mai grata gli sarebbe la sto­
ria, se interpretando i concetti scientifici del suo Autore, non ci
avesse inteso spesso una cosa per un'altra, o non avesse intraveduto
talvolta nelle parole espresso ciò che veramente non ci era.
Nel 1840, Guglielmo Libri apre il secondo libro della sua Hi­
stoire des sciences mathematiques en Italie, col trattar di Leonardo
da Vinci, i manoscritti del quale dice che non erano stati ancora
seriamente studiati.
Egli poi gli descrive minutamente, e prolissa­
mente ivi si studia di annoverarne i soggetti varii toccati, e di
porre in rilievo la novità de'concetti e la importanza delle in­
venzioni.
Dei quali concetti più notabili e delle quali invenzioni,
acciochè possano i lettori averne qualche saggio, trascrive alcuni
passi dai vari manoscritti e gli pon sott'occhio in quelle XXI Notes
apposte in calce al III Tomo della citata Histoire. Eppure si pos­
sono ancora, dop'aver letto le prime 58 pagine del livre second, e
le XXI Notes, ripetere al Libri le sue stesse parole, che egli pro­
nunziava dop'aver dato il suo giudizio sull'Essai del Venturi: “ Or
ces manuscrits n'ont jamais été serieusement étudiés ” (Paris 1840,
Tome III, pag.
39). A studiarli seriamente poi più tardi incomin­
ciarono due stranieri, Carlo Ravaisson-Mollien a Parigi, e Giovan
Paulo Richter a Londra.
Gli italiani che van buccinando il nome
di Leonardo con tuba sì sonora, non hanno dato, fin qui, opera
che a'illustrare alcuni disegni scelti dal Codice Atlantico, pub-

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