Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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[Figure 1000]
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1che di que'diametri una tal distanza del Satellite da Giove, ne conteneva 22
prossimamente, trascurandosi la frazione.
Perciò descritto col centro in C (fig. 81) un piccolo cerchio di diame­
146[Figure 146]
Figura 81.
tro ED a rappresentare il disco di Giove, gli
circoscriveva un altro più gran cerchio con un
raggio che contenesse 22 volte il detto dia­
metro.
Così con quel cerchio si rappresentava
sott'occhio l'orbita del Satellite, la quale, poi­
chè Galileo supponeva essere squisitamente
disposta in un piano parallelo all'Ecclittica,
veniva, per chi l'avesse riguardata dalla Terra,
a proiettarsi sul suo proprio diametro in esqui­
sitissima linea retta.
Dopo ciò, procedendo in questa pratica,
da ciascun punto delle 22 divisioni inalzava il
nostro Astronomo altrettante linee perpendi­
colari, cosicchè se, per esempio, il Satellite incomincia in F una sua con­
versione, giunto in S rappresenterà in FG proiettato l'arco FS della sua
orbita e GC ne misurerà dal disco di Giove la relativa distanza.
Simili altri di questi Schematismi disegnava Galileo per gli altri Sa­
telliti descrivendone le orbite con i raggi misurati dal contener quelle tante
volte il diametro gioviale.
L'uso poi di così fatti Schematismi era questo:
Ad ogni osservazione giudicava così ad occhio a qual punto della linea CF
immaginaria potesse corrispondere la distanza reale del Satellite.
Giudicava
per esempio che corrispondesse al punto G, da cui contato il numero delle
segnate divisioni, scriveva senz'altro nelle sue Effemeridi che il Satellite
stesso si trovava, in quel giorno e in quell'ora, a tanti diametri di distanza
da Giove.
Che fosse veramente questo l'uso fatto di tali Schematismi da Galileo,
nel proseguire quelle sue prime Effemeridi gioviali descritte nel Nunzio Si­
dereo, ce lo dice da sè stesso in principio del Discorso intorno alle Galleg­
leggianti, dove, dopo aver riferiti i tempi periodici de'quattro Medicei, così
soggiunge: “ Per simili precisioni non mi bastano le prime osservazioni,
non solo per li brevi intervalli di tempo, ma perchè non avendo io allora
ritrovato modo di misurar con istrumento alcuno le distanze di luogo tra
essi pianeti, notai tali interstizii con le semplici relazioni al diametro del
corpo di Giove prese, come diciamo a occhio, le quali, benchè non ammet­
tano errore di un minuto primo, non bastano però per la determinazione
delle esquisite grandezze delle sfere di esse stelle.
Ma ora che ho trovato
modo di prender tali misure, senza errore anche di pochissimi secondi, con­
tinuerò l'osservazioni sino all'occultazion di Giove, le quali dovranno essere
abbastanza per l'intera cognizione de'movimenti e delle grandezze degli orbi
di essi pianeti, e di alcune altre conseguenze insieme ” (Alb.
XII, 10).
Dello strumento, di che qui si tratta, incominciò Galileo a fare le prime

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