Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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22 xviii
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24xxſe alcuno mi accuſaſſe, che io abbia ſcritto
rozzamente, non debba anche accuſarmi, che
io non l’ abbia conoſciuto.
E per non dimi-
nuire la gloria de’ valenti uomini, ſarebbe
anche neceſſario far ſapere a tutti quelli, che
foſſer per leggere l’ operetta (ſe alcuno però
di tanto la ſtimaſſe degna) che il dialogo è
finto del tutto, e ſecondo che è coſtume dei
dialoghi fa dire alle perſone quello, che non
hanno mai detto.
Perchè di vero ſe quei ſin-
golariſſimi et eccellenti uomini, che io ho in-
trodotto a ragionare, aveſſero parlato di quell’
argomento ſecondo l’ opinione e il ſentimento
loro, e con quella facondia, che è loro pro-
pria, avrebbono detto coſe molto migliori, e
molto meglio.
Così mi diſſe l’ autor medeſimo, a
cui credo di aver ſoddisfatto baſtantemente, rife-
rendo le ſue ſteſſe parole.
Deſidero, dando il libro
alle ſtampe, di ſoddisfare anche ai lettori;
e ſe ſa-
ranno tali, quali in queſto mio ragionamento ho
moſtrato di voler, che ſieno, non ſo perchè non deb-
’ba ſperarlo;
maſſimamente ſe vorran legger con at-
tenzione, e non paßare avanti prima di aver be-
ne inteſe tutte le coſe antecedenti;
il che ſe è ne-
ceßario in ogni libro, io credo, che in queſto ſia
neceßariiſſimo.
Le Figure ſi citeranno nel margine, et ognuna ſervirà per
tutto quel tratto, che ſegue fino ad una nuova cita-
zione.

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