1ste storie, che vanno attorno, ne'loro libri, stampate, il contenuto delle quali
non è permesso al nostro ufficio di lasciar senza rammemorarlo ai nostri
Lettori.
non è permesso al nostro ufficio di lasciar senza rammemorarlo ai nostri
Lettori.
Ci si appresenta per primo Girolamo Sirturo, il quale scrivendo, in sog
getto proprio del Telescopio, un Trattato, incomincia dal far la storia del
l'invenzione, che noi porgiamo così tradotta dal latino.
getto proprio del Telescopio, un Trattato, incomincia dal far la storia del
l'invenzione, che noi porgiamo così tradotta dal latino.
“ Comparve nel 1609 un genio o che altro si fosse, di nazione olandese,
il quale capitò in Middelburgo, città della Zelanda, alla bottega di Giovanni
Lipperseim, unico artefice di occhiali che si ritrovasse allora in quella città.
Quell'olandese ordinò all'occhialaio alcuni vetri, così concavi come convessi,
e il dì stabilito tornò per veder se il lavoro era fatto. L'occhialaio allora
presentò i vetri bell'e fatti a quell'uomo, che si mise a specularli attraverso
alla mira dell'occhio, ora avvicinandoli ora dilungandoli, o ciò egli facesse
per far prova della bontà del lavoro, o per trovare il giusto punto del con
corso. Così fatto, pagò l'artefice e se ne andò. Ma quell'artefice stesso, che
era d'ingegno acuto e molto curioso di novità, incominciò a imitare il giuoco
veduto fare a quell'uomo, e così gli occorse, nello speculare attraverso a
que'vetri concavi e convessi, di vedere gli oggetti ingranditi, per cui pensò
di sostenerli congiunti insieme per mezzo di un tubo. Così vennegli fatto il
primo Telescopio che volò subito a mostrarlo al principe Maurizio. Il Prin
cipe, o l'avesse veduto prima o no, pensò subito di servirsene agli usi della
milizia, per cui voleva tenere la cosa occulta, ma divulgatasi comunque si
fosse, si presero a fare di simili altri strumenti, benchè, come questo pre
sentato al principe Maurizio, non fossero riusciti così perfetti. Dicevasi che
in antico non fosse questa invenzione conosciuta da nessuno, e che comin
ciasse allora, ma pure il Porta ne aveva fatto un cenno nel suo libro della
Magia, ed era opinione di molti, che ne discorrevano alla mia presenza, non
esser molto difficile a chi avesse qualche po'd'ingegno, udito il fatto, imi
tarlo. Concorsero molti attratti dalla cupidità del guadagno, così Belgi che
Francesi e Italiani, e tutti se ne spacciavano inventori. Nel mese di Maggio
capitò in Milano un Francese che presentò uno di così fatti Telescopi al
conte De Fuentes, dicendo esser socio d'industria di un Olandese, che della
costruzione dello strumento era stato primo autore. Avendolo il Conte dato
a un orefice perchè legasse quelle lenti in un tubo di argento, venne così
per caso a capitare alle mie mani: lo smontai, lo esaminai e mi detti a
fabbricarne di simili ” (Telescop. P. I, Cap. I, Francof. 1618, pag. 23, 24).
il quale capitò in Middelburgo, città della Zelanda, alla bottega di Giovanni
Lipperseim, unico artefice di occhiali che si ritrovasse allora in quella città.
Quell'olandese ordinò all'occhialaio alcuni vetri, così concavi come convessi,
e il dì stabilito tornò per veder se il lavoro era fatto. L'occhialaio allora
presentò i vetri bell'e fatti a quell'uomo, che si mise a specularli attraverso
alla mira dell'occhio, ora avvicinandoli ora dilungandoli, o ciò egli facesse
per far prova della bontà del lavoro, o per trovare il giusto punto del con
corso. Così fatto, pagò l'artefice e se ne andò. Ma quell'artefice stesso, che
era d'ingegno acuto e molto curioso di novità, incominciò a imitare il giuoco
veduto fare a quell'uomo, e così gli occorse, nello speculare attraverso a
que'vetri concavi e convessi, di vedere gli oggetti ingranditi, per cui pensò
di sostenerli congiunti insieme per mezzo di un tubo. Così vennegli fatto il
primo Telescopio che volò subito a mostrarlo al principe Maurizio. Il Prin
cipe, o l'avesse veduto prima o no, pensò subito di servirsene agli usi della
milizia, per cui voleva tenere la cosa occulta, ma divulgatasi comunque si
fosse, si presero a fare di simili altri strumenti, benchè, come questo pre
sentato al principe Maurizio, non fossero riusciti così perfetti. Dicevasi che
in antico non fosse questa invenzione conosciuta da nessuno, e che comin
ciasse allora, ma pure il Porta ne aveva fatto un cenno nel suo libro della
Magia, ed era opinione di molti, che ne discorrevano alla mia presenza, non
esser molto difficile a chi avesse qualche po'd'ingegno, udito il fatto, imi
tarlo. Concorsero molti attratti dalla cupidità del guadagno, così Belgi che
Francesi e Italiani, e tutti se ne spacciavano inventori. Nel mese di Maggio
capitò in Milano un Francese che presentò uno di così fatti Telescopi al
conte De Fuentes, dicendo esser socio d'industria di un Olandese, che della
costruzione dello strumento era stato primo autore. Avendolo il Conte dato
a un orefice perchè legasse quelle lenti in un tubo di argento, venne così
per caso a capitare alle mie mani: lo smontai, lo esaminai e mi detti a
fabbricarne di simili ” (Telescop. P. I, Cap. I, Francof. 1618, pag. 23, 24).
Si vede che al Tarde non era ancora capitato in mano questo libro del
nostro Milanese quando nella Borbonia Sidera, libro stampato in Parigi
nel 1620, scriveva: “ Miror ego neminem adhuc quem viderim, huius tubi
Dioptrici inventoris nomen in publicum edidisse, nec modum quo in inve
niendo usus est docuisse. Meretur enim nobilitate decorari et laudibus or
nari, qui sensum omnium nobilissimum docuit ita iuvari ” (ibi, pag. 85).
nostro Milanese quando nella Borbonia Sidera, libro stampato in Parigi
nel 1620, scriveva: “ Miror ego neminem adhuc quem viderim, huius tubi
Dioptrici inventoris nomen in publicum edidisse, nec modum quo in inve
niendo usus est docuisse. Meretur enim nobilitate decorari et laudibus or
nari, qui sensum omnium nobilissimum docuit ita iuvari ” (ibi, pag. 85).