VI.
Fra'tre sopra commemorati merita particolare attenzione quel
Girolamo Cardano, di cui si disse già, e ora da noi si ripete, che
la scienza fu mal giudicata. Egli, oppresso dalla turba dei peripa
tetici, e tante volte da loro soggiogato e ridotto alla più abietta viltà
dell'ossequio, si prova di tratto in tratto a levar alta la fronte e
declama contro l'autorità del Maestro, contrapponendogli l'autorità
del raziocino e della esperienza.
Girolamo Cardano, di cui si disse già, e ora da noi si ripete, che
la scienza fu mal giudicata. Egli, oppresso dalla turba dei peripa
tetici, e tante volte da loro soggiogato e ridotto alla più abietta viltà
dell'ossequio, si prova di tratto in tratto a levar alta la fronte e
declama contro l'autorità del Maestro, contrapponendogli l'autorità
del raziocino e della esperienza.
Due sono principalmente i libri scritti da lui in soggetto di
scienze sperimentali: quello De subtilitate e l'altro De rerum va
rietate. Il primo è una storia generale de'principii delle cose natu
rali e artificiali; il secondo si direbbe il Cosmo scientifico di quei
tempi. Dedicando nel 1552 a Ferdinando Gonzaga, Principe di Mol
fetta, i libri XXI De subtilitate, scrive che molte delle cose ivi dette
e delle più importanti, le ha dovute nasconder sub cortice, in grazia
de'suoi contradittori, i quali, son sue parole, non hanno altro ar
gomento da appormi da quello in fuori, quod ab Aristotile dissen
tire videar. Nam adeo humanum genus sibi iam prurit, ut malint
a veritate a sensu ab experimento a rationeque, denique ab omnibus
quam ab auctoritate viri discedere. E prosegue a dir di non sapere
intendere come mai si lodi Galeno, che tante volte contradice ad
Aristotele, e si condanni lui, che se ne dilunga una o due volte, e
dove vi sia costretto da chiarissime ragioni e da certissimi espe
rimenti.
scienze sperimentali: quello De subtilitate e l'altro De rerum va
rietate. Il primo è una storia generale de'principii delle cose natu
rali e artificiali; il secondo si direbbe il Cosmo scientifico di quei
tempi. Dedicando nel 1552 a Ferdinando Gonzaga, Principe di Mol
fetta, i libri XXI De subtilitate, scrive che molte delle cose ivi dette
e delle più importanti, le ha dovute nasconder sub cortice, in grazia
de'suoi contradittori, i quali, son sue parole, non hanno altro ar
gomento da appormi da quello in fuori, quod ab Aristotile dissen
tire videar. Nam adeo humanum genus sibi iam prurit, ut malint
a veritate a sensu ab experimento a rationeque, denique ab omnibus
quam ab auctoritate viri discedere. E prosegue a dir di non sapere
intendere come mai si lodi Galeno, che tante volte contradice ad
Aristotele, e si condanni lui, che se ne dilunga una o due volte, e
dove vi sia costretto da chiarissime ragioni e da certissimi espe
rimenti.
I XVII libri De rerum varietate furono nel 1556 dedicati a
Cristoforo Madruzio, e nella lettera dedicatoria inveisce l'Autore
contro quei pervicaci, i quali presumono il pelago immenso della
divina Sapienza restringer a capir nell'umano vasello aristotelico
exiguo nec satis integro, ed esclama contro costoro: Nonne stultos
si credant, invidos si non credant eos existimare oportet?
Cristoforo Madruzio, e nella lettera dedicatoria inveisce l'Autore
contro quei pervicaci, i quali presumono il pelago immenso della
divina Sapienza restringer a capir nell'umano vasello aristotelico
exiguo nec satis integro, ed esclama contro costoro: Nonne stultos
si credant, invidos si non credant eos existimare oportet?
Nel cap. XXXVIII del libro VII di questa medesima opera, a
proposito del celebre Trattato De piscibus del Rondelezio, il Cardano
scriveva le notabilissime parole seguenti: “ Laudo equidem quod
propter veritatem Aristotilem et Galenum relinquat: quod autem
veritatem relinquat ut ab Aristotile vel alio discedat, non laudo.
proposito del celebre Trattato De piscibus del Rondelezio, il Cardano
scriveva le notabilissime parole seguenti: “ Laudo equidem quod
propter veritatem Aristotilem et Galenum relinquat: quod autem
veritatem relinquat ut ab Aristotile vel alio discedat, non laudo.