1sendo, scoprirà facilmente che il Filosofo faceva conto di aver veduto con gli
occhi del corpo quel che avea chiaramente speculato con la luce dell'intel
letto. Quali strumenti usava l'Autore, o suggeriva a chi avesse voluto imi
tarlo, per la più esatta misura di così minimi tempi? Non si fa menzione
d'altro misuratore, che delle arterie pulsanti, ond'è che l'esperienza vera,
da dimostrar che quella del Gassendo non poteva essere altro che immagi
naria, consisterebbe nel mettere un ignorante degli elementi della Meccanica,
per veder ciò che riuscisse a sapere delle differenze de'tempi, impiegati dai
pendoli a passar per gli archi CM, EO, GQ, con gran diligenza toccandosi
e attentamente ascoltandosi i polsi.
occhi del corpo quel che avea chiaramente speculato con la luce dell'intel
letto. Quali strumenti usava l'Autore, o suggeriva a chi avesse voluto imi
tarlo, per la più esatta misura di così minimi tempi? Non si fa menzione
d'altro misuratore, che delle arterie pulsanti, ond'è che l'esperienza vera,
da dimostrar che quella del Gassendo non poteva essere altro che immagi
naria, consisterebbe nel mettere un ignorante degli elementi della Meccanica,
per veder ciò che riuscisse a sapere delle differenze de'tempi, impiegati dai
pendoli a passar per gli archi CM, EO, GQ, con gran diligenza toccandosi
e attentamente ascoltandosi i polsi.
Così fatti generi d'esperienze si lusingarono tanti altri, da Galileo al
Gassendo, di averle eseguite, ma quand'anco avessero avuto per caso una
buona riuscita, non era da riposare in esse con fede, come non credè di
avervi a riposare il Fermat, conscio che a lui mancavano gli strumenti ne
cessari per osservare così sfuggevoli, e pur necessariamente concludenti mi
nuzie de'tempi. Non si ridusse il prezioso cronometro praticabile, con indi
342[Figure 342]
Gassendo, di averle eseguite, ma quand'anco avessero avuto per caso una
buona riuscita, non era da riposare in esse con fede, come non credè di
avervi a riposare il Fermat, conscio che a lui mancavano gli strumenti ne
cessari per osservare così sfuggevoli, e pur necessariamente concludenti mi
nuzie de'tempi. Non si ridusse il prezioso cronometro praticabile, con indi
342[Figure 342]
F. 151.
cibile pertinacia e solerzia, che per l'industria di Giovan Batista Ric
cioli, a cui primo si deve l'aver, con esattezza maravigliosa, confer
mata la teoria galileiana con i fatti sperimentati.
cibile pertinacia e solerzia, che per l'industria di Giovan Batista Ric
cioli, a cui primo si deve l'aver, con esattezza maravigliosa, confer
mata la teoria galileiana con i fatti sperimentati.
Ritorniamo alla storia, da noi lasciata altrove interrotta nel II tomo
dell'Almagesto nuovo, per le pagine del quale si leggeva come fosse
l'Autore entrato in sospetto che, nel prescrivere le proporzioni de'moti
accelerati, fosse incorso Galileo in qualche fallacia. Vedemmo quali
fossero di quel sospetto i ragioneveli motivi, e com'avesse speranza il
Riccioli, più diligentemente sperimentando, di ritrovare per gl'incre
menti degli spazi una serie aritmetica, diversa da quella de'numeri
impari. A conseguir poi una tal maggior diligenza sperimentale si con
fidava principalmente l'Autore nell'uso dei pendoli, da lui stesso,
com'altrove diremo, con laboriosissima industria ritrovati aggiustatis
simi, e volendo studiare il moto nel suo libero esercizio, e non vio
lentemente costretto ne'piani inclinati o nei pendoli a rispondere alle
intenzioni, e a secondare le comodità dell'arte; ritornava con desiderio,
come a strumento di nessun altro atto meglio a rappresentare gli effetti
della Natura, alla torre degli Asinelli.
dell'Almagesto nuovo, per le pagine del quale si leggeva come fosse
l'Autore entrato in sospetto che, nel prescrivere le proporzioni de'moti
accelerati, fosse incorso Galileo in qualche fallacia. Vedemmo quali
fossero di quel sospetto i ragioneveli motivi, e com'avesse speranza il
Riccioli, più diligentemente sperimentando, di ritrovare per gl'incre
menti degli spazi una serie aritmetica, diversa da quella de'numeri
impari. A conseguir poi una tal maggior diligenza sperimentale si con
fidava principalmente l'Autore nell'uso dei pendoli, da lui stesso,
com'altrove diremo, con laboriosissima industria ritrovati aggiustatis
simi, e volendo studiare il moto nel suo libero esercizio, e non vio
lentemente costretto ne'piani inclinati o nei pendoli a rispondere alle
intenzioni, e a secondare le comodità dell'arte; ritornava con desiderio,
come a strumento di nessun altro atto meglio a rappresentare gli effetti
della Natura, alla torre degli Asinelli.
Disegnata dunque nell'altezza della gran Torre una linea NH
(fig. 151) e preparato un pendolo così lungo, che ad ogni vibrazione
batteva dieci terzi di minuto, cercò il Riccioli, col suo fido compagno
Francesco Maria Grimaldi, qual si fosse l'altezza, da cui un globo di
argilla cadeva in cinque delle dette vibrazioni, e trovò con ripetute
prove essere quella precisa altezza BH di dieci piedi romani antichi.
Passarono poi i due sperimentatori a cercar l'altra altezza, necessaria
perchè il medesimo globo dovesse giù da essa cadere in tempo doppio,
e trovarono essere 40 piedi, l'intervallo dei quali è segnato dalla linea
KH. Di lì, via via ascendendo più in alto, trovarono passare il cadente le
(fig. 151) e preparato un pendolo così lungo, che ad ogni vibrazione
batteva dieci terzi di minuto, cercò il Riccioli, col suo fido compagno
Francesco Maria Grimaldi, qual si fosse l'altezza, da cui un globo di
argilla cadeva in cinque delle dette vibrazioni, e trovò con ripetute
prove essere quella precisa altezza BH di dieci piedi romani antichi.
Passarono poi i due sperimentatori a cercar l'altra altezza, necessaria
perchè il medesimo globo dovesse giù da essa cadere in tempo doppio,
e trovarono essere 40 piedi, l'intervallo dei quali è segnato dalla linea
KH. Di lì, via via ascendendo più in alto, trovarono passare il cadente le