Per rendere poi questa dimostrazione sperimentale anche più conclu
dente, immagina l'Autore che, rimosso il filo in AC, e di lì lasciato andare,
346[Figure 346]
dente, immagina l'Autore che, rimosso il filo in AC, e di lì lasciato andare,
346[Figure 346]
Figura 155.
incontri in E un chiodo, co
sicchè sia costretto di risa
lir dall'opposta parte, de
scrivendo un arco di cer
chio con un raggio EB più
corto del primo, e vuol che
poi si abbassi anche di più
quell'ostacolo, come in F, da
far risalire il grave pendulo
per un arco appartenente a
un circolo descritto anche
da minor raggio, e nono
stante si osserva che l'im
peto, conceputo in B per la
discesa dal medesimo pun
to C, fa in tutt'e tre i casi
risalire il pendolo stesso nei
punti D, G, I, situati con C sulla medesima linea orizzontale. Sarebbe il
fatto riuscito meglio dimostrativo coi sifoni pieni di acqua, che servirono così
bene al medesimo intento a Leonardo da Vinci, come vedemmo, nè a Ga
lileo sfuggì l'appropriatissimo esempio, quando nel I dialogo Dei due mas
simi sistemi, a confermare la verità della sentenza che l'impeto acquistato
dal mobile in qualsivoglia luogo del suo moto è tanto, che basterebbe a ri
condurlo all'altezza d'onde si partì; dop'avere invocata l'esperienza del pen
dolo, soggiunge: “ Mostrami l'istesso l'acqua, che, scendendo per un sifone,
rimonta altrettanto, quanto fu la sua scesa ” (Alb. I, 28).
incontri in E un chiodo, co
sicchè sia costretto di risa
lir dall'opposta parte, de
scrivendo un arco di cer
chio con un raggio EB più
corto del primo, e vuol che
poi si abbassi anche di più
quell'ostacolo, come in F, da
far risalire il grave pendulo
per un arco appartenente a
un circolo descritto anche
da minor raggio, e nono
stante si osserva che l'im
peto, conceputo in B per la
discesa dal medesimo pun
to C, fa in tutt'e tre i casi
risalire il pendolo stesso nei
punti D, G, I, situati con C sulla medesima linea orizzontale. Sarebbe il
fatto riuscito meglio dimostrativo coi sifoni pieni di acqua, che servirono così
bene al medesimo intento a Leonardo da Vinci, come vedemmo, nè a Ga
lileo sfuggì l'appropriatissimo esempio, quando nel I dialogo Dei due mas
simi sistemi, a confermare la verità della sentenza che l'impeto acquistato
dal mobile in qualsivoglia luogo del suo moto è tanto, che basterebbe a ri
condurlo all'altezza d'onde si partì; dop'avere invocata l'esperienza del pen
dolo, soggiunge: “ Mostrami l'istesso l'acqua, che, scendendo per un sifone,
rimonta altrettanto, quanto fu la sua scesa ” (Alb. I, 28).
Anzi è a notare che in questo primo Dialogo, dove si pongono i prin
cipii a uno special trattato di Meccanica, concernente il moto della Terra
in particolare, Galileo s'intrattiene a dimostrare il supposto delle velocità
uguali, dopo cadute uguali, più a lungo e con maggior varietà e valore di
argomenti di quel che non faccia nel III dialogo Delle due nuove scienze,
dove quello stesso principio è supposto a trattare in tutta la sua generalità
la scienza del moto. Forse la ragione, per cui parve che Galileo stesso se
ne passasse qui con troppa leggerezza, è perchè credeva di averne detto al
trove abbastanza: e infatti gli attori dei Due massimi sistemi s'intratten
gono nelle loro prime interlocuzioni a confermare i principii della Mecca
nica, dipendenti da quel discorso, che si fa da pag. 29-32 dell'edizione, da
noi tenuta sott'occhio. Chi volesse poi di un tal discorso avere in poche pa
role condensata la sostanza, legga la seguente nota manoscritta: “ Miran
dum: numquid motus per perpendiculum AD (fig. 156) velocior sit quam
per inclinationem AB? Videtur esse, nam aequalia spacia citius conficiun
tur per AD, quam AB; attamen videtur et non esse, nam, ducta horizon-
cipii a uno special trattato di Meccanica, concernente il moto della Terra
in particolare, Galileo s'intrattiene a dimostrare il supposto delle velocità
uguali, dopo cadute uguali, più a lungo e con maggior varietà e valore di
argomenti di quel che non faccia nel III dialogo Delle due nuove scienze,
dove quello stesso principio è supposto a trattare in tutta la sua generalità
la scienza del moto. Forse la ragione, per cui parve che Galileo stesso se
ne passasse qui con troppa leggerezza, è perchè credeva di averne detto al
trove abbastanza: e infatti gli attori dei Due massimi sistemi s'intratten
gono nelle loro prime interlocuzioni a confermare i principii della Mecca
nica, dipendenti da quel discorso, che si fa da pag. 29-32 dell'edizione, da
noi tenuta sott'occhio. Chi volesse poi di un tal discorso avere in poche pa
role condensata la sostanza, legga la seguente nota manoscritta: “ Miran
dum: numquid motus per perpendiculum AD (fig. 156) velocior sit quam
per inclinationem AB? Videtur esse, nam aequalia spacia citius conficiun
tur per AD, quam AB; attamen videtur et non esse, nam, ducta horizon-