1nell'acqua e negli altri fluidi, non derivi da alcuna intrinseca alterazione di
raro e di denso .... ma bensì vogliono piuttosto che ciò avvenga per lo fic
camento de'volanti corpicelli del fuoco che dall'acqua svapora nell'esterne
porosità del vetro; i quali, a guisa di tante biette sforzandolo, ne vien ne
cessariamente sforzata l'interna capacità del vaso, anche prima che per l'oc
culte vie dello stesso vetro si trasmettano nel liquor contenutovi: che il
freddo poi ristringendo gli stessi pori faccia divenir misero il vaso alla mole
dell'acqua che v'è dentro ” (Saggi ecc. Ediz. cit., pag. 118).
raro e di denso .... ma bensì vogliono piuttosto che ciò avvenga per lo fic
camento de'volanti corpicelli del fuoco che dall'acqua svapora nell'esterne
porosità del vetro; i quali, a guisa di tante biette sforzandolo, ne vien ne
cessariamente sforzata l'interna capacità del vaso, anche prima che per l'oc
culte vie dello stesso vetro si trasmettano nel liquor contenutovi: che il
freddo poi ristringendo gli stessi pori faccia divenir misero il vaso alla mole
dell'acqua che v'è dentro ” (Saggi ecc. Ediz. cit., pag. 118).
Benchè sempre però, secondo l'istituto, si attribuisca dal Segretario in
generale ogni scoperta a tutta intiera l'Accademia, il Borelli è sollecito di
far sapere al mondo scientifico come la scoperta, e la ragione speculata del
salto dell'immersione è particolarmente cosa tutta sua, per cui, nel Libro
De motion. natur., lasciò così scritto: “ Verum est quod in principio im
mersionis, vasi vitrei intra nivem sale aspersam primo aqua a gradu 142
brevi saltu trium fere graduum elevatur, et hic licet videatur augeri et ra
refieri moles aquae ipsius vasis, nihilominus ego animadverti et docui hoc
contingere a restrictione eiusdem vasis (Regio Julio, 1670, pag. 547).
generale ogni scoperta a tutta intiera l'Accademia, il Borelli è sollecito di
far sapere al mondo scientifico come la scoperta, e la ragione speculata del
salto dell'immersione è particolarmente cosa tutta sua, per cui, nel Libro
De motion. natur., lasciò così scritto: “ Verum est quod in principio im
mersionis, vasi vitrei intra nivem sale aspersam primo aqua a gradu 142
brevi saltu trium fere graduum elevatur, et hic licet videatur augeri et ra
refieri moles aquae ipsius vasis, nihilominus ego animadverti et docui hoc
contingere a restrictione eiusdem vasis (Regio Julio, 1670, pag. 547).
Che la nuova teoria del dilatamento de'vasi, per l'intrusion del calore
dentro i loro pori, fosse oppugnata dai Peripatetici, i quali si appagano,
dice lo stesso Borelli “ di quei sottili, sufficienti e virtuosissimi vocaboli,
cioè di qualità calda e fredda, perchè caloris est rarefacere et frigoris con
densare ” (Fabbr. Lett. I, 93); non fa maraviglia: maggior maraviglia però
farebbe il veder muovere le opposizioni da uno degli stessi Accademici, se
non si sapesse oramai lo spirito che lo frugava di contradire e di mettere
scrupolo in tutto ciò che di nuovo s'annunziava dall'Accademia. Carlo Ri
naldini negava che si potessero quelle borelliane teorie applicare al fatto del
salto dell'immersione, perchè, dilatandosi al calore tutta insieme la mole
del vetro, l'interna superficie del cannello, come respinta in dentro, non si
dilata ma si ristringe. Proponeva, a persuadere sperimentalmente questo suo
assunto, di prendere un maschio, che scorresse a freddo esattamente in un
anello di ferro, e presagiva che, riscaldandosi questo anello, per via del ri
crescimento operatovi dal calore, il maschio non vi si sarebbe potuto infi
lare altrimenti. Su tale proposta, nell'Accademia, il principe Leopoldo fece
far l'esperienza, e fu trovato che, tutto al contrario di quel che avea pre
sagito il Rinaldini, il maschio nell'anello così riscaldato, v'entrava e usciva
con molta più facilità di prima. Poi l'esperienza, a dimostrar lo stesso ef
fetto, fu, diciamo così, ringentilita, facendo gli Accademici tornire un'ar
milla di bronzo che incastrasse per l'appunto in un mastietto dello stesso
metallo (Saggi ecc., pag. 120). Il Principe, per mezzo del medesimo Bo
relli, fece partecipare il resultato di questa esperienza al Rinaldini, il quale
così rispondeva da Pisa in una lettera del dì 11 Novembre 1657 diretta al
Viviani: “ Il signor Borelli mi ha partecipato una scrittagli dal serenissimo
principe Leopoldo, circa l'esperienza che io gli proposi da farsi quanto al
l'anello riscaldato ecc. e sento, come posto freddo nel mascolo, sicchè ci an-
dentro i loro pori, fosse oppugnata dai Peripatetici, i quali si appagano,
dice lo stesso Borelli “ di quei sottili, sufficienti e virtuosissimi vocaboli,
cioè di qualità calda e fredda, perchè caloris est rarefacere et frigoris con
densare ” (Fabbr. Lett. I, 93); non fa maraviglia: maggior maraviglia però
farebbe il veder muovere le opposizioni da uno degli stessi Accademici, se
non si sapesse oramai lo spirito che lo frugava di contradire e di mettere
scrupolo in tutto ciò che di nuovo s'annunziava dall'Accademia. Carlo Ri
naldini negava che si potessero quelle borelliane teorie applicare al fatto del
salto dell'immersione, perchè, dilatandosi al calore tutta insieme la mole
del vetro, l'interna superficie del cannello, come respinta in dentro, non si
dilata ma si ristringe. Proponeva, a persuadere sperimentalmente questo suo
assunto, di prendere un maschio, che scorresse a freddo esattamente in un
anello di ferro, e presagiva che, riscaldandosi questo anello, per via del ri
crescimento operatovi dal calore, il maschio non vi si sarebbe potuto infi
lare altrimenti. Su tale proposta, nell'Accademia, il principe Leopoldo fece
far l'esperienza, e fu trovato che, tutto al contrario di quel che avea pre
sagito il Rinaldini, il maschio nell'anello così riscaldato, v'entrava e usciva
con molta più facilità di prima. Poi l'esperienza, a dimostrar lo stesso ef
fetto, fu, diciamo così, ringentilita, facendo gli Accademici tornire un'ar
milla di bronzo che incastrasse per l'appunto in un mastietto dello stesso
metallo (Saggi ecc., pag. 120). Il Principe, per mezzo del medesimo Bo
relli, fece partecipare il resultato di questa esperienza al Rinaldini, il quale
così rispondeva da Pisa in una lettera del dì 11 Novembre 1657 diretta al
Viviani: “ Il signor Borelli mi ha partecipato una scrittagli dal serenissimo
principe Leopoldo, circa l'esperienza che io gli proposi da farsi quanto al
l'anello riscaldato ecc. e sento, come posto freddo nel mascolo, sicchè ci an-