Caverni, Raffaello
,
Storia del metodo sperimentale in Italia
,
1891-1900
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III.
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emph.end
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center
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p
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main
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<
s
>Chi, dalle nuove aure menato, s'asside nella mirabile navicella a cor
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lb
/>
rere questo lucido mare aperto da Galileo, s'accorge che una vela, benchè
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lb
/>
rimanga alquanto più sotto alla maestra, è nondimeno la più frequente nel
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lb
/>
l'opera, e in render agile il corso forse la più efficace di tutte le altre. </
s
>
<
s
>È
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lb
/>
facile agli studiosi della Scienza meccanica, vogliam dire passando al senso
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lb
/>
proprio dal figurato, accorgersi che, nella massima parte dei teoremi gali
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/>
leiani, chi conduce innanzi le dimostrazioni, e più efficacemente le volge alla
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/>
loro final conclusione, è la legge dei tempi, che si passano dal mobile in
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/>
percorrer due spazi ugualmente diretti. </
s
>
<
s
>Abbiamo veduto per quali vie lun
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lb
/>
ghe e tortuose fosse dovuto passar Galileo, prima di giungere, nella sopra
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lb
/>
trascritta proposizione VII, a quella conclusione, che ora invece vedeva scen
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lb
/>
dere per corollario immediato dal principio dinamico, sentenziosamente da
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lb
/>
lui stesso formulato in queste parole: “ Momenta velocitatum cadentis ex
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lb
/>
sublimi sunt inter se ut radices distantiarum peractarum, nempe in subdu
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lb
/>
pla ratione illarum ” (MSS. Gal., P. V, T. II, fol. </
s
>
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s
>164 a tergo). </
s
>
</
p
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<
p
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main
">
<
s
>Di qui è che, avendo le velocità la medesima proporzione dei tempi, se
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lb
/>
cada il mobile da A in B (fig. </
s
>
<
s
>172) o da A in C, per due spazi diversi, ma se
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lb
/>
condo la medesima linea AL diretti, avremo T.oAB:T.oAC=√AB:√AC=
<
lb
/>
AB:√AB.AC, che è quel che appunto proponevasi di dimostrar Galileo
<
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<
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>Figura 172.
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/>
stesso, co'principii statici, nella detta sua VII pro
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lb
/>
posizione. </
s
>
</
p
>
<
p
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="
main
">
<
s
>Incomincia perciò questo secondo Libro, dietro
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/>
i principii dinamici riformato, dal dimostrare le pro
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lb
/>
prietà generali dei moti accelerati, per derivarne di
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lb
/>
lì gli opportuni corollari. </
s
>
<
s
>Ma non abbiamo trovate
<
lb
/>
scritte le proposizioni preparate a questo particolare
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lb
/>
intento di servir come d'introduzione al nuovo trat
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lb
/>
tato. </
s
>
<
s
>Forse, tutto in sollecitudine di ridurre intanto
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lb
/>
alle forme più convenienti il teorema fondamentale
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lb
/>
dei tempi, nelle oblique ugualmente elevate, propor
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lb
/>
zionali agli spazi; non attese Galileo a distendere
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lb
/>
quelle prime dimostrazioni relative alle libere ca
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lb
/>
dute dei gravi, riserbandosi a farlo dopo che, dallo stesso ora detto fonda
<
lb
/>
mentale, si sarebbe svolta la serie di tutti gli altri teoremi. </
s
>
<
s
>Quando poi, per
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lb
/>
ridursi sotto gli occhi compiuto il disegno del suo trattato, prese risoluzione
<
lb
/>
di porre a questa serie i primi termini tralasciati, era già venuto il Cava
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lb
/>
lieri a proporgli il suo Metodo degli indivisibili, secondo il quale condusse
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lb
/>
Galileo stesso le proposizioni, che si ricopian dal Manoscritto, per ridurle
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lb
/>
qui ne'primi ordini di questo secondo Libro, resa la ragione ai Lettori del
<
lb
/>
commesso anacronismo. </
s
>
</
p
>
</
chap
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archimedes
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