Ceredi, Giuseppe, Tre discorsi sopra il modo d' alzar acque da' lvoghi bassi : Per adacquar terreni. Per leuar l' acque sorgenti, & piouute dalle ca[m]pagne, che non possono naturalmente dare loro il decorso. Per mandare l' acqua da bere alle Città, che n' hannobisogno, & per altri simili vsi. ; Opera non piu stampata

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Nondimeno eſſorto tutti quelli, che ſono per ſeruirſi della Chioc­
ciola, che piu preſto la facciano uoltare da gli huomini col uette
ſouradetto, che da'caualli con timpani dentati: percioche oltra
che la fabrica ſi ſarà con minor ſpeſa, & ſi potrà portare in diuerſi
luoghi ſecondo il biſogno, non hauendoſi cagione di farla cuſtodire
tutto l'anno; ſi potrà anco alzare l'acqua con doppio ordine, come
s'è figurato di ſopra: il che malageuolmente ſi potrebbe ſare con
caualli, & ſi ſchifferà il danno grande, che potrebbe molte uolte
ſeguire, ſe rompendoſi un dente nel timpano, od un fuſo nelle roc­
chette, ſi dimoraſſe buon ſpatio di tempo ſenza poter cauar acqua,
quando piu ne fuſſe il diſaggio.
che certo queſti iſtr omenti da ruote,
da denti, & da fuſa hanno quaſi ſempre biſogno di buoni maeſtri,
che loro tengono agiuſtati, & racconciati; altrimenti ſi fermano
ſouente ſenza poter lauorare: talche eſſendo ſoportabile la ſpeſa de
gli huomini (come ſi moſtrerà nel terzo ragionamento) a riſpetto
del guadagno, & riuſcendo con piu commodità, con piu facilità, et
piu ſicuramente non poſſo ſe non ragioneuolmente conſigliare, che
ella s'anteponga a qualunque artificio di quelle ruote dentate.
Reſta hora, che io breuemente ragioni alquanto circa due altre
conditioni utili alla Chiocciola.
una è, di darle il moto quando ſi
uolta da gli huomini un poco piu facile, che non è detto di ſopra.
l'altra è di ſegnare un luogo ſul Piacentino, oue aſſai ageuolmente
ella ſi protrebbe mouere col corſo del fiume: & il medeſimo ſi fa­
rebbe ne gli altri fiumi quando le circoſtanze fuſſero l'iſteſſe.
Quam
to alla prima è da ſapere, che Nicolò Tartaglia ne'ſuoi queſiti, &
anco nel trattato de'peſi, rintracciò una ragione aſſai buona, di cui
non ne diſſe parola alcuna Ariſtotele nelle quiſtioni delle statere,
con la quale egli prouò, che una statera di pare raggio, & uguale
peſo nell'eſtremità de'raggi, ancorche ſia uoltata in mille parti, ri­
tornerà ſempre da ſe steſſa, ſe coſa alcuna non la sforza, al giuſtiſ­
ſimo equilibrio: imperoche in qualunque altro ſito fuora del perpem
dicolare, & dell'equilibrio ſarà poſto il peſo piu eleuato di queſta
statera, ſempre haurà ſotto di ſe lo ſpatio piu retto, per cui haurà
a paſſare: & percio ſarà ſempre piu graue ſecondo il ſito, ſinche ſi
troui nell'equilibrio; oue è sforzato a fermarſi ritrouandoſi ambi­
doi li peſi in ogni coſa uguali, et per la natura della ſua piu propria
grauezza, & per la conditione del ſito.
Da queſta ragione hanno

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