Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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1o lauoro, che reſta ceſſando l'operatione dello Artefice, o finita, o non finita, che ella ſia: come
Operatione
è quel mouimento che egli fa mentre lauora.
Ma Attione s'intende negotio, o ma­
reggio
ciuile, & uirtuoſo, ceſſato che egli ſia, niente reſta di fuori, {Arti.} Qui s'intende
l
'arti in quanto ſi opera, le ragioni delle quali ad eſſa patrona ſi riferiſcono.
Et qui ſia fine alla
diffinitione
dell'Architettura.
nella quale uirtualmente compreſe ſono le belle ucrità dell'Ar­
chitettura
, & de i precetti ſuoi; coſa degna di molta conſideratione.
& perche egli s'intenda
queſto
mirabile ſecreto: Dico, che in ciaſcuna ſcienza la diffinitione del ſoggetto, del qual ſi trat­
ta
, che è quello à cui ſi riferiſce tutto quello che nella ſcienza è trattato, contiene uirtualnunte
le
ſolutioni de i dubij, le inuentioni de i ſecreti, & la uerità delle coſe in quella ſcienza contenu­
te
.
Virtualmente contenere intendo poter produrre una coſa, come il ſeme contiene in uirtu il
frutto
.
La diffinitione adunque del ſoggetto quando è fatta con le ragioni dichiarate di ſopra,
cioè
quando dimoſtra la natura della coſa diffinita, la raccommunanzà, che ha con molte altre
coſe
, & la differenza & propietà che tiene, ha uirtu di far manifeſte le oſcure dimande, che ſo­
no
fatte in quella ſcienza.
& la ragione è, perche la diffinitione del ſoggetto è principio della di­
moſtratione
.
ilquale come precetto dell'Arte eſſer deue uero, utile, & conforme; (come dice
Galeno
) Vero, perche niente ſi comprende, che uero non ſia, come ſe egli ſi diceſſe, il Fele della
chimera
eſſer utile à gli infermi.
queſto non ſi potrebbe comprendere, perche uero non è, che la
chimera
tra le coſe che ſono ſi troui.
Vtile, perche è neceſſario, che egli tenda à qualche fine;
& Vtilità non è altro che riferire le coſe al debito fine, & inuero degna non è del nome di Arte
quella
cognitione, la cui operatione non è utile alla humana uita.
La conformità è poſta nella
uirtu
predetta di produrre.
perche molte coſe hanno in ſe la forza della uerità, che non hanno la
forza
della conformità, & la uirtu conſiſte nell'applicatione, & quelle non hanno ualore d'influi­
re
il lume loro nelle coſe.
Ilche ſi conoſce, che uolendo noi applicare i principij alle coſe, non ſi
raccoglie
alcuna ragione, percioche non ſono conformi, concludenti.
Quando adunque il
ſoggetto
, & le propriet à naſceno da i principij, & cauſe, allhora ui è la conformità.
Vero è
da
tutti giudicato (conoſciuti i termini, come io diceua) che ſe dalle coſe eguali ſi leueranno l'
guali
, ò dalle pari le pari, il rimanente ſarà pari ò eguale.
ſolamente è uero queſto principio,
ma
di ualore grandiſſimo.
percioche egli ſi applica dal Filoſofo naturale a i mouimenti, al tem­
po
, a gli ſpatij: dal Geometra alle miſure, & grandezze; dallo Arithmetico a i Numeri; dal Mu
ſico
a i ſuoni; dal Medico alle uirtu & qualità delle coſe.
Stando adunque cio, che s'è detto, ne
ſeguita
quello, che dirà Vitr. dell'Architettura.
& prima del ſuo naſcimento, & poi delle ſue
conditioni
.
dice adunque. {Eſſa naſce da fabrica, & da diſcorſo.} Queſta conſequenza non
ſi
può conoſcere, ſe prima non ſi fa manifeſto, che coſa è Fabrica, & che coſa è Diſcorſo, però
dice
Vitr. {Fabrica è continuo, & eſſercitato penſiero dell'uſo, che di qualunque materia, che
per
dar forma all'opera propoſta ſi richiede, con le mani ſi compie.
Diſcorſo è quello, che le coſe
fabricate
prontamente, & con ragioneuole proportione puo dimoſtrando manifeſtare.} Diuino
è
ueramente il deſiderio di quelli, che leuando la mente alla conſideratione delle coſe belle, cerca­
no
le cagioni di quelle, & riguardando come dal di ſopra s'accendeno alle fatiche per lo contra­
rio
molti ſono, che con grandiſſime lodi inalzando al cielo i dotti, & letterati huomini, & con
merauiglia
riguardando le ſcienze fanno ogni altra coſa piu preſto che affaticarſi per acquiſtarle.

Sono
anche molti, i quali auenga, che ſappiano eſſer biſogno per l'acquiſto d'una ſcienza partici­
pare
di molte altre, poco però di quelle ſi curano, anzi danno à biaſimo ſe alcuno ſi allo ſtudio
di
quelle.
Queſti come gente trauiata & folle, ſi denno laſciare da parte. Bella coſa è il potere
giudicare
, & approuare le opere de' mortali, come atto di uirtu ſuperiore, uerſo l'inferiore:
niente
di meno pochi ſi danno alla fatica, pochi uogliono adoperarſi, & uſcire delle pelli dell'otio:
& percio non fanno giudicio, & per conſeguente non peruengono al fine dell'Architettura; Ma
ſolo
ſi uanno gloriando di eſſer chiamati Architetti di queſto principe & di quello.
& allegano
non
le ragioni, ma le opere loro, dicendo coſi feci io, coſi ordinai nel tal pallazzo, & nella tal

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