Gallaccini, Teofilo, Perigonia, o vero degli angoli, ca. 1590-1598
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1metri de’ cerchi, così ancho delle diagonali, che dividono ‘l parallelogrammo: fanno discerner le linee finite dall’infinite; perciochè solamente si formano nelle finite le quali hanno i punti che le determinano; che non si formano se non pe’l contatto in un punto collocato già in esse: e l’angolo non retto ridotto al retto facilita la misura delle figure irregolari; come si ritrahe dalla tredicesima del primo. Gli angoli sono in fra loro misura perciochè l’angolo retto è misura de’ non retti, ma non per opposito, se forse non riguardiamo fra i retti e gli acuti. Percioche ‘l retto è misura dell’acuto; che fattane comparatione si vede quanto l’acuto sia minore del retto e così per opposito quanto ‘l retto sia maggior dell’acuto: overo si dice l’acuto poter esser misura del retto; perciochè nel retto tante volte si replica la sua grandezza, finchè si misuri tutto; che ‘l retto è moltiplice dell’acuto e l’acuto come grandezza minore lo minore lo misura, come è manifesto per la seconda def. del . Ed applicando i detti angoli a’ numeri, facendo l’angolo retto esser quanto ‘l numero maggiore e l’acuto quanto ‘l minore, potremo dire l’acuto angolo esser misura del retto; perché in quanto numero minore è parte del maggiore perciochè lo misura, com’è chiaro per la terza def. del e di questo non si dee dubbitare, perché l’angolo retto è composto almeno di quattro angoli acuti: e si potrebbe per avventura ciò confermare con la definition del misuramento addotta da Niccolò Tartaglia nel primo cap. del suo primo lib. di Geometria, cioè:
Nell’Astronomia
Cap. 12

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