Gallaccini, Teofilo, Perigonia, o vero degli angoli, ca. 1590-1598

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1la prima si prende dalla testa, cominciandosi dalla estremità del mento e terminando nelle radici dei capelli; la seconda si piglia dal mento alla sommità della testa; la terza dalla sommità del petto alle barbe de’ capelli.
Se si prende nel terzo modo, si dividarà tutta l’altezza della figura humana in sei parti uguali e ciascuna di esse sarà un piede antico formato con quattro palmi, ciascuno de’ quali è quattro dita, il quale è alquanto maggiore del nostro mezzo braccio.
Se nel secondo compartiremo l’intera altezza della statura dell’huomo in otto parti, che saranno otto teste, e ciascuna testa corrisponderà a nove once del nostro braccio e tre quarti d’oncia, od al più ad un terzo.
Se nel primo partiremo tutta l’altezza sua in dieci parti uguali, cioè in dieci teste, e ciascuna si dimostra dallo spiegamento della mano, cominciando dall’attaccatura, e terminando nella estremità del dito di mezzo: e corrisponde a sette once del nostro braccio e un quarto d’oncia, ed al più ad un terzo.
Ma si avverta oltre acciò, che secondo altri si può divider tutta l’altezza dell’huomo in quattro parti uguali, cioè in quattro cubiti, di modo che ella arrivi all’altezza di dodici piedi, la quale, al modo nostro, si riduce a tre braccia o poco più.
Pomponio Gaurico, nel libro Della scoltura dell’huomo e Girolamo Cardano, De subtilitate rerum, dividono l’altezza dell’huomo in nove teste, cioè presa l’altezza della testa dalla estremità del mento fine ad un capello della cima del capo: e ciò osservano negli huomini perfetti; che l’altezza de’ fanciulli è solamente quattro facce. Vitruvio nello stesso luogo citato dice; il petto esser la quarta parte di tutto ‘l corpo humano; ma non esplica in che maniera si faccia tal misura, cioè donde prenda principio e dove termini. Solamente egli dice, quasi
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per dichiaration di questo che ‘l cubito sia la quarta parte, ma non applica tal misura alla larghezza né alla longhezza del petto.
Ma io tengo per certo il petto cominciar dal fine delle costole e terminar nella fontanella della gola, là dove concorrono le clavicole; perciochè tanto si estende il petto, quanto spatio si contiene sopra ‘l diaframma e fia l’intervallo dal termine delle costole alla fontanella della gola è la quarta parte dell’altezza dell’huomo. Benchè Guglielmo Filandro non creda che ‘l petto sia la quarta parte; perciochè dice non esser la quarta parte, ma un poco meno della quinta. Ma per salvare l’oppinion di Vitruvio soggiogne che quando egli dice il cubito esser la quarta parte la prende non secondo ‘l costume quasi di tutti gli autori, dal congiognimento del braccio, cioè dal gombito fine al corpo o bracciale, cioè dal congiognimento del braccio con la mano, che altramente si dice collo della mano; ma fine all’estremo del dito di mezzo. Vi sono altre maniere di misure, le quali si esplicano molto bene dal Filandro nell’ Annotatione sopra Vitruvio, nel cap. primo del 3° libro. Solamente aggiognerò per beneficio delle regole proposte doversi haver cognitione delle misure delle braccia, delle cosce e delle gambe per poter meglio ed a misura proportionatamente dispor i lineamenti co’ quali si compongano e si mettano insieme le parti delle figure.
Il braccio cominciando dalla sua congiuntura infine al collo della mano è due teste, presa la misura nel primo modo e compresavi la mano secondo ‘l suo maggiore stendimento sarà tre teste. La coscia parimente è due teste, cioè dall’attaccamento, nell’ anguinaia infine al congiognimento del ginocchio che è nel mezzo di esso. La gamba cominciando da questo collegamento, e seguendo infine al mezzo delle

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