Gallaccini, Teofilo, Perigonia, o vero degli angoli, ca. 1590-1598

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              <s>
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              ze si congiogne con essa ad angoli retti, come avviene nel cilindro o nella colonna: o da due superficie una tonda e conessa ristretta in un punto ed una piana e circolare, che è la base, che seco si congiogne per una circonferenza, come si vede nel conio: overo dal raccoglimento di cinque superficie, che per mezzo di linee disuguali si legano insieme delle quali la minore che è base è opposta all’Angolo della cima, ed è di figura quadrata; e questo avviene alla piramide. </s>
              <s>Di maniera che ne’ solidi quante sono le maniere del producimento degli angoli, tanti sono gli angoli; in quanto che ‘l diverso modo gli dà qualche diversità, come si vede chiaro da chi bene osserva el componimento di tutti i corpi solidi. </s>
              <s>Ma finalmente tutte le specie degli angoli solidi si riducano a due generi, cioè all’angolo composto ed all’angolo simplice: al composto: al composto che si mostra in due foggie, nella prima cioè come è composto d’angoli di diversa specie, come di rettilineo e misto: nella seconda come è composto d’angoli della medesima specie, cioè di rettilinei: al simplice in quanto che si riduce all’angolo minore che è elemento degli altri angoli e questo ne’ solidi è composto di più angoli minimi, ed è simplice rispetto agli altri angoli massimi de’ solidi, poiché questi son composti di quelli, come si vede nell’acutezza delle piramidi. </s>
              <s>E per abbracciar insieme tutti gli angoli e piani e solidi, bisogna insieme con Euclide ridurgli a tre specie, ciò sono retto, ottuso ed acuto.</s>
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              <s>Che cosa sia l’angolo ed in che sia collocata la sua essenza</s>
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              <s>Cap. 3</s>
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              <s>E’ cosa convenevole che, avanti che ricerchiamo la definition dell’angolo, vediamo il significato del suo
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              nome. </s>
              <s>E adunque l’angolo detto da’ Greci “gonia”; onde le cose angolari grecamente si appellano “goniadis”; onde Varrone, nel primo libro della Lingua latina dice che l’angolo però si appella gonia; perciochè in esso sia un luogo angustissimo; che non significa altro che un certo restrignimento, che risulta da due linee, che si terminano in un ponto commune; poiché non per altro da Proclo è detto una simiglianza di ristregnimento. </s>
              <s>Oltre acciò l’angolo non denota altro, che un certo gombito, o cantone, grecamente detto anchon, prodotto dal piegamento e congiognimento di due righe, sì come si può vedere appo Vitruvio nel lib. 3° cap. 3°, dove favellando delle colonne scannellate, dice la scannellatura farsi in guisa, che postavi dentro la squadra, e girata intorno, tocchi con le sue piegate righe il concavo e l’estremità del canale. </s>
              <s>Il piegamento adunque che fa la squadra formando angolo retto si dice anchon grecamente; perciochè le righe che la compongono separate dalla squadra hanno altro nome; che si appellano regole; ma nella squadra, perché congiognendosi formano un piegamento a modo di gombito che non è altro che ‘l luogo, dove si congiongano l’ossa del braccio, che si chiama cubito, overo gombito. </s>
              <s>Però non più regole, ma anchone si chiamano; ansi i piegamenti di queste righe in fra loro scambievoli sono chiamati anchones da Guglielmo Filandro, nell’ Annotationi sopra Vitruvio nel 3° lib. 3° cap., sì come anchora da Vitru. nel 8° lib. cap. . . si esplica. </s>
              <s>Perciochè quivi egli dice que’ piegamenti, che fanno angoli retti si chiamano anchones, sì come vediamo nella squadra, etc. </s>
              <s>E molto meglio Daniel </s>
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