Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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6945LIBRO I. germente, che tanto maggiore ſarà il numero de-
gl’ impulſi, quanto il tempo ſarà più lungo;
e
perciocchè la velocità, che il corpo acquiſta in
cadendo, è anch’ eſſa tanto maggiore quanto mag-
giore è il numero degl’ impulſi, che nel tempo
della caduta l’ hanno prodotta, vedete ſubito, la
velocità dovere eſſere tanto maggiore, quanto più
lungo è ſtato il tempo della caduta, cioè dover’
eſſere proporzionale al tempo.
Ed eccovi quella
legge di gravità tanto illuſtre e famoſa, che chia-
mano legge del tempo.
E con pochiſſima fatica,
ſe aveſſi penna, e calamajo, potrei dimoſtrarvi
anche l’ altra, che chiamano legge dello ſpazio.
E queſte ſono le leggi principaliſſime, onde i
meccanici hanno poi raccolte tutte le altre, e fat-
tone i volumi.
Dicendo io queſte ultime parole, il
Signor Marcheſe ebbe toſto tratto fuori una pen-
na, e un picciolo calamajo, che ſempre avea ſe-
co, con un foglio di carta;
ed ecco, diſſe, chc
altro più non vi manca, ſe non che vogliate ſo-
ſtenere quella pochiſſima fatica, che avete det-
to;
la quale ſe è tanto poca, non dovrete negar
di prenderla per amor mio;
perchè ſebbene io ho
udito dire di queſte leggi altre volte, mi piace
però di udirne anche ora da voi, maſſimamente
per vedere, ſe eſſe laſcino alcun luogo alla for-
za viva.
Ma perchè non ci ſederemo noi ſotto
quell’ albero, il qual pare, che ci inviti con l’
ombra?
E qui moſtrommi con la mano un belliſ-
ſimo, e frondoſo albero, che poco lungi era;

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