Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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7753Libro I. ſperienza, la quale ha poi fatto luogo alla ſuppoſi-
zione;
perciocchè l’ eſperienza ci ha inſegnato,
che i corpi cadendo per alcun tempo ſenſibile ac-
quiſtano ſempre una velocità proporzionale ad
eſſo tempo;
è poi venuta la ſuppoſizione a ren-
der ragione di ciò, che l’ eſperienza ci aveva in-
ſegnato ſenza ragione.
La qual ſuppoſizione ſe
nulla ha in ſe di aſſurdo, ſe è comodiſſima, ſe
conſentanea all’ eſperienza ſteſſa, io non ſo già,
perchè voi vi abbiate fitto nell’ animo, che debba
a tutti i modi eſſer falſa.
Oh diremo noi, riſpo-
ſe allora il Signor Marcheſe, che l’ azione della
gravità ſia realmente interrotta per alcuni inter-
valli di tempo;
onde biſognerebbe anche dire,
che i corpi per alcuni intervalli di tempo non
foſſero attualmente gravi?
Io non veggo, riſpo-
ſi allora, qual noja doveſſe recarne il dir ciò, qua-
lunque volta foſſero quegl’ intervalli piccioliſſi-
mi et inſenſibili.
Perciocchè, eſſendo tali, laſcie-
rebbono parer continva l’ azione della gravità,
quantunque non foſſe;
e dove paja continva, che
fa per gli uomini, che lo ſia?
i quali veggono il
mondo non già tale, quale egli è, ma quale ap-
pariſce, e ſe ne contentano.
Credete voi ciò, ri-
ſpoſe allora il Signor Marcheſe, o fate viſta?
per-
chè io ho pur ſempre udito dire, che l’azione del-
la gravità ne corpi ſia continva.
Et io pure, ri-
ſpoſi ſorridendo, il dirò perchè continve ſoglion
dirſi tutte le coſe, che ſono tali, o pajono;
ma
il filoſofo non dee laſciarſi portare dall’ uſo

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