Angeli, Stefano degli, Della gravita' dell' aria e fluidi : esercitata principalmente nelli loro homogenei

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995TERZO. diligenza. Il che ſtando, e fatto il voto con l’argento non
purgato dall’aria, ſalendo queſta ſopra eſſo, la cagione di
queſta minor ſalita dell’argento pare che debba attribuirſi
à queſt’aria.
_Ofred_. Se così è, parmi che ragioneuolmente ſi debba dire, che
in tanto il mercurio agitato reſtituito al medemo luogo
non ritorni alla medema altezza, mà minore, perche con
l’agitatione ſi facia ſalir l’aria nella ſommità di lui, la qua-
le prima foſſe con eſſo meſcolata.
_Mat_. V. S. è più miracoloſo nel dedur conſeguenze, che non
era Archimede nell’ alzar le Gallere de Romani con la ma-
no di ferro.
Queſta conſeguenza è molto faticoſa da dedu-
re;
credo però che à caſo in parte habbi tocco il punto.
_Cont_. Il Sig. Sinclaro leua queſto ſutterfugio, mentre dice _nel_
_lib 2.
Dial. 1. n. 3. cit._ che nel fare queſt’ eſperienza, _Baroſcopij_
_tubum, ſumma cura ac diligentia, ad ſummam vſque oram, Hydrar-_
_gyro impleuit, omnibus extruſis ope fili ferrei, aeris particulis in-_
_ter Hydargyri particulas latitantibus._
_Mat_. Parmi che con quell’ _Omnibus particulis_, il Sig. Sinclaro ſi
reſtringa troppo;
poiche io dubito, che quãto più s’agiterà,
ſempre ſi far à ſalire dell’aria.
_Ofre_. Che vuole V S. che l’aria meſcolata con l’argentouiuo ſia
infinita?
_Mat_. Non dico che ſia infinita, ma tanta, che ſempre ve ne
farà, ſino che vi ſarà mercurio.
Queſt’aria poi credo che
almeno in buona parte, non ſia altro che li efluui, à quali
con l’agitatione ſi facilita l’vſcita dall argentouiuo;
liberan-
doli dall’implicatione, neſſo, e ſtrengimento, che li viene fat-
to dalle altre particelle;
agiutando con queſto moto eſterno
quell’ interno nel quale forſe ſono perpetuamẽte.
Così s’a-
gitaremo con vna mano l’acqua cõtenuta entro vn vaſo, ve
dremo vna moltitudine di bolle, le quali in buona parte nõ
ſono altro che aria;
cioè efluui, a quali con l’agitatione ſe fa-
cilita la via ad vſcir dall’acqua.
Et à queſto propoſito hò oſ-
ſeruato à Venetia, che quando li noſtri Barcaroli per li ca,
nali cacciano il Remo nel fango, ò che altri caccia vn palo
in eſſo, ò fitto che egli ſia, procura agitandolo quà, e là, ca-
uarlo da eſſo, che ſaliſcono molte bolle d’aria;
le quali

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