Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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2610DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI Ut navigare Tucca balneo poſſit.
Idem beatas lautus extruit thermas
De
marmore omni, quod Chariſtos invenit,
Quod
Phrygia, Symnas, aſſa, quod Nomas mittit,
Et
quod virenti fonte lavit Eurotas.

Sed
ligna deſunt, ſubijce balneum thermis.
E come era la fabbrica di Nicea, della quale parla Plinio il giovane nel X. Li-
bro
delle ſue Epiſtole, ſcrivendo a Trajano in tal modo:
=Theatrum, Domi-
ne
, Niceœ maxima jam parte conſtructum, imperfectum tamen ſextertium, ut
audio
, neque enim ratio plus excuſſa eſt, amplius centies bauſit, vereor, ne
fruſtra
;
ingentibus enim rimis deſcendit, & biat, ſive in cauſſa ſolum bumi-
dum
, &
molle, ſive lapis ipſe gracilis, & putris. (E queſte penſava egli eſ-
ſer
le cagioni, per le quali la fabbrica del detto Teatro ſi foſſe aperta, e foſſe
calata
, cioè, l’umido ſoverchio, la tenerezza della terra, le pietre frangibili, e
marce
;
onde facilmente penetrato il terreno, o dal peſo premuta la muraglia,
e
ridotte in minuti pezzi, e quaſi in polvere le pietre, tutta la fabbrica foſſe
calata
, ed aperta) dignum eſt certe deliberatione, ſitne faciendum, aut ſit
r
elinquendum:
nam fulturæ, ac ſubſtructiones, quibus ſubinde ſuſcipitur, non
tam
firmœ mibi, quam ſumtuoſœ videntur:
buic Theatro ex privatorum polli-
citationibus
multa debentur, ut baſilicœ circa, ut porticus ſupra caveam, quœ
nunc
omnia differuntur ceſſante eo, quod ante peragendum eſt.
Iidem Nicenſe
gymnaſium
incendio amiſſum, ante adventum meum reſtituere cœperant longe
numeroſius
, laxiuſque, quam fuerat;
etiam aliquantum erogaverunt, pericu-
lum
eſt, ne parum utiliter;
incompoſitum enim, & ſparſum eſt. Prœterea
Architectus
ſane œmulus ejus, a quo opus inchoatum eſt, adfirmat, parietes
(quamquam viginti, &
duos pedes latos) impoſita onera ſuſtinere non poſſe,
guia
ſint cemento medii faſti, nec teſtaceo (cioè laterizio) opere prœcincti.
E
ſe
peravventura altri è neceſſitato a ſervirſi di queſte pietre naturali ſciolte,
procuri
di prender quelle, che ſono aſpre, ruvide, ſpungoſe, poroſe, e che ab-
biano
ſpeſſi cantoni;
perciocchè quelle di queſta maniera ricevono, e ritengo-
no
meglio la calcina, e molto meglio ſi ſerrano inſieme coll’altre pietre, e co’
pezzi
de’ mattoni, onde ſi fa ottimo incatenamento di muraglia.
E quando ſi
adoprano
le pietre tenere, e frangibili, come quelle di tufo, e ſpecialmente
di
quello più tenero, e renoſo, del quale ſi trova gran copia in Toſcana, e
particolarmente
in Siena, e ne’ſuoi contorni;
benchè vi ſi trovi un’altra ſpecie
di
tufo di buona ſaldezza, e molto duro, di maniera che ſe ne può fare ogni
lavoro
, come baſi, colonne, capitelli, cornici, ed altro, ſiccome è ancora la
pietra
tenera, e la pietra forte:
oppure quando s’adopera una ragione di tufo
bianco
, e così tenero, che ſi può tagliar coll’accetta, quale è quello, che ſi ca-
va
in Napoli dalle gran maſſe dette monti, il quale è leggiero ſpungoſo, e gial-
letto
, che s’accoſta al bianco, e tenacemente s’uniſce colla calcina;
e tuttavia
le
muraglie, che d’eſſo ſi fabbricano (che quivi non ſi fanno d’altra materia)
bene
ſpeſſo ſi vedono ſpaccate, ed aperte, non ſolamente per la mala legatu-
ra
, che ſi fa con eſſe, ma anche per la loro tenerezza, e perchè nel murarſi
non
ſon battute, ſerrate bene inſieme, o perchè non ſono quadrate;
ma ta-
gliate
a caſo:
o quando ſi prende una ſpecie di tuſo nero pomicioſo, leggie-
ro
, e tenero, come è quello, che ſi cava in Roma;
il quale benchè faccia
buona
lega colla calcina, contuttociò le mura fatte di eſſo moſtrano ſempre
qualche
apertura:
ovvero quando ſi adopra l’acqua ſalmaſtra, e untuoſa per fa-
re
l’impaſto della calcina colla rena;
perciocchè, ſe è ſalmaſtra, rode la calci-
na
, i mattoni, e le pietre, mentre ſi converte in ſale;
onde la calcina impa-
ſtata
con tale acqua, non è tenace, e la ſabbrica rimane come ſe foſſe murata
a
ſecco:
imperciocchè, ſiccome la rena di mare non è buona, perchè preſto ſi
ſecca
, e preſto ſi bagna, e ſi disfà a motivo della ſalſedine;
così per la me-
deſima
ragione l’acqua marina non è buona per murare.
Ma ſe è untuoſa,
per
eſſa non ſi uniſce il componimento, e quando pur ſi uniſca, non ſi attacca

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