Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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4327PARTE SECONDA.
Altro è quello, che comunemente è detto tufo, il quale, benchè ſia ſodo,
alcuna
volta è fallace, eſſendo cavernoſo, e fatto come la creta, benchè non
abbia
le falde, e gli sfogli così ſpeſſi, e non ſia così diſpoſto a muoverſi, con
tutto
che gli@ ſi frapponga una ſpecie di terra, che bagnata ſi faccia co-
me
unguento.
E però è agevol coſa l’errare facendovi i fondamenti, ſenza
uſare
accorgimento alcuno:
poichè non baſta nel cavare averlo trovato, ma
biſogna
penetrar più ſotto, far diligenza, oſſervando bene il terreno.
Che
ſe
vi ſi fabbrica, ſenza cavar più baſſo, può accadere, che ſotto vi ſia qual-
che
caverna, o qualche poroſità naturale, onde aggravato il fondamento la
muraglia
sfonda il terreno, ſicchè ne rimane buona parte aſſorbita da eſſo,
ſiccome
s’avverte molto bene da Leon Battiſta Alberti nel 3.
Lib. dell’Architet-
tura
al Cap.
3. , ove dice, che in neſſun luogo non è da fidarſi così ſubito tro-
vato
il bancone, che ricusi il ferro.
Perchè queſto potrebb’eſſere in una pia-
nura
, ed eſſere infermo;
anzi ancora vi potrebb’eſſere alcuna concavità, o ac-
qua
, o terreno graſſo, e inſtabile, come terra cimelia, o rena, o ſabbia.
On-
de
l’Alberti ſoggiunge d’aver veduto una torre preſſo a Meſtre Caſtello de’
Veneziani
, la quale fabbricata, dopo qualche anno, che fu ſatta, forato col
ſuo
peſo il terreno, ſopra cui era piantata, ſottile, e debole, ſi ſotterrò qua-
ſi
infino alle merlature.
E ſe avviene, che tutta la fabbrica non ſi diſcoſti
dal
terreno, rimanendovi una parte ſopra il ſuo poſamento, queſta reſiſten-
do
, e quella calando, cagiona eſpreſſa rovina, e lo ſteſſo Autore nel X.
Lib.
Cap. 1 dice = Per l’iſtorie ſappiamo, come Bun, ed Elide, l’una da un’
apertura
della terra, e l’altra dall’onde furono ſommerſe.
E non è ſicuro di
non
errare chi fa i fondamenti in luoghi paludoſi, poichè in eſſi il terre-
no
è troppo umido, e molto ſi profonda dal peſo delle muraglie.
Ma per non
errare
, biſogna fare le foſſe larghe, fortificar le ſponde di qua, e di , con pa-
li
, con graticci, con tavole, con alga, o con paglia, o con altro, affinchè l’
acqua
non penetri, e non ſcoli, e riempia i cavamenti:
che ſe vi ſarà calata
l’acqua
, ſi dee toſto cavare, o vi ſi debbono prima fare le palificate di legna-
mi
, che reſiſtano all’umido, e con pali di conveniente lunghezza, e di groſſezza
poſti
inſieme ſpeſſi, e beniſſimo battuti.
Che quando per negligenza, e per ava-
rizia
, o per brevità di tempo ſi faceſſe il contrario, ſarebbe graviſſimo errore.

E
finalmente, ſiccome è molto difficile, e di molta fatica il fare i fondamen-
ti
in acqua, così è faciliſſima coſa il commettervi errori, eſſendo l’acqua un
impedimento
quaſi inſuperabile, pel quale altri non può vedere, e ſquiſitamen-
te
oſſervare il terreno, dove ſi hanno da fondare le muraglie, e ſpecialmente nel
Mare
, e ne’Laghi, ſe prima non ſi cerca per mezzo di macchine di cavar l’
acqua
, e ritenerla, affinchè non torni a riempire il luogo del fondamento.
La-
onde
non potendoſi veder da vicino la qualità del terreno, non eſſendo ſicuri,
ſe
ſotto l’acqua ſia ſodo, efermo, e ſe vi è ſabbione, o rena, o fango, è faciliſſimo
l’errare
, o per inavvertenza, o per avarizia.
Benchè, ſecondo l’opinione d’alcuni
il
miglior terreno, che ſi trovi per fondare, ſia quello, che ſi trova ſott’acqua.
Il
che
per le ragioni dette non ſi può aſſolutamente aſſermare.
E tutto queſto,
che
ſi è detto, appartiene alla prima diſtinzione dei fondamenti.
Ora, per con-
durre
a fine il diſcorſo di queſto Capitolo, il quale forſe per la neceſſità della
materia
è più importante d’ogni altro del preſente Trattato, prenderemo a con-
ſiderar
quello, che appartiene alla ſeconda diſtinzione dei fondamenti, , dove
ſi
diſſe, altri eſſere i fondamenti naturali, e altri gli artificiali.
I fondamenti
naturali
ſono tutte le ſpecie di terreni, de’quali ſi è forſe ragionato a baſtanza,
fra
i quali ſi dee porre il terreno ſaſſoſo, cioè quello, in cui ſi trovano maſſi di tufo du-
riſſimo
, di pietra forte, di pietra ſerena, e di tiſchio, che è una ragion di pietra
fatta
naturalmente di ſpeſſiſſime, e di minute, e di groſſe ghiare, collegate in-
ſieme
da una terra impietrita, la quale è come tartaro, e fa il medeſimo ufi-
cio
che la calcina nei calceſtruzzi, o negli ſmalti, o di travertino da torre;
le
cave
del quale ſi vedono inſino a Siena, e più lontane.
Ed in queſto terreno,
ſiccome
anche negli altri, non è ſempre ſicuro il fare i fondamenti:

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