Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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248DEGLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI pagnare il ſuo movimento, come ſuol fare la creta, onde ſi muovono i pilaſtri,
e le moli, o calando al baſſo, o traſcorrendo, ſi rompono gli archi, e tutta l’o-
pera va in rovina:
o ſe non aveſſe i fianchi cominciati oltre alle ſponde del fiu-
me, o del torrente, e nel terreno più ſaldo, acciocchè, allargato l’alveo, anche
il ponte rimanga dentro terra, ſenza ſcalzamento alcuno:
e finalmente nelle fab-
briche d’altri luoghi pubblici, come ſono di Tribunali, di Studj, o d’Accade-
mie, di Dogane, e d’altri, cioè quando non ſaranno molto capaci, mal compar-
titi, privi di molte comodità neceſſarie, e mal collocati:
o nelle fabbriche delle
Chieſe, di Spedali, o di Monaſterj, come quando ſon collocati in luoghi lontani,
o fondati alle rive de’fiumi, e delle rupi, che del continuo ſgrottano, e rovina-
no, ed in terreno di non continua ſaldezza, o cavernoſo, ed a cui ſoggiaccia qual-
che altra ſpecie di terra, che non poſſa far reſiſtenza al peſo;
o difficili ad an-
darvi, o troppo baſſi, o ſuperati da grotte, dalle quali ſi partecipi alcuna conti-
nua umidità, o qualche rovina:
o troppo anguſti, ſicchè la fabbrica non poſſa
ricevere quella capacità, e quella forma, che ſe le richiede:
o quando il luo-
go ſia vicino a paludi, a draghe, a fogne, a foſſe, a luoghi profondi, nei quali
concorrano tutte le immondezze, e tutte le acque della Città.
O quando ſia
eſpoſto a venti Meridionali, nè poſſa godere il benefizio di Tramontana, o di Po-
nente:
e quando non ha comodità di luoghi per giardini, o per paſſeggj ſotto
l’ombra in tempo d’eſtate, dagli Antichi detti Crittaportici, e diete;
od al So-
le in tempo d’inverno:
e quando non ha terreno da farvi ortaggj, e giardini,
nè ha copia d’acque vive.
Nelle fontane, quando non ſi fanno in luogo, che ſia
comodo al concorſo della Città, e quando gli acquedotti, o ſotterranei, o ſopra
terra, non ſon fatti a perfezione, o di cattiva, e di non ſalutevole materia, co-
me di legno, di piombo, o di rame.
Ma negli edificj, che ſolo riguardano la
comune utilità, ſi ſcorge talora qualche difetto, vale a dire, che alcunee volte
ſono incapaci, mal diſpoſti, e peſſimamente compartiti, ſenza le convenienti
utilità, e ſenza i debiti comodi, ſenza libertà di ſtanze, e di appartamenti,
di ſcale, di anditi, e di trapaſſi;
ma obbligati a dannoſe ſervitù, e talvolta
ſon collocati troppo lontani dalle abitazioni.
Quelli, che conſiſtono ſolamente
nell’ornamento, talora ſon difettoſi nella ſituazione, mentre non ſono in luogo
conveniente, e non rendono dicevole proſpetto;
o ſon ſopraffatti, ed occupati
da altre fabbriche, da rupi, da ſaſſi, o da altra coſa eminente, o ſon piantati
in luogo troppo anguſto:
o quando ſi preme più nell’ornamento, che nell’uti-
le:
o quando gli ornamenti non corriſpondono all’ utile, ed al biſogno, ed han-
no del barbaro, e da lontano non ſon veduti:
e finalmente in quelle fabbri-
che, le quali debbon eſſer comode, e ornate, ſi erra talvolta facendoſi ornamen-
ti, o ſuperflui, o non a propoſito, non procurandoſi, che l’utile accompagni l’
ornato, e che l’uno ſia corriſpondente all’altro.
E tutti queſti poſſon eſſere gli
errori, che naſcono nella ſcelta dei Siti di qualſivoglia fabbrica, che nel vero
eſſendo i particolari inſiniti, e variabili, ancora molti più, e vie più diverſi
poſſono eſſere i diſetti, che ſon per accadere nella ſcelta del Sito di qualſivo-
glia edificio:
e però, per non dilungarſi dalla brevità, ci contenteremo d’aver
moſtrato una parte, laſciando in arbitrio di qualunque ſtudioſo l’oſſervare tutti
gli altri.
CAP. IV.
Degli errori, che accadono nella mala ſcelta delle materie.
DOpo gli errori, che ſogliono avvenire circa la ſcelta dei Siti, i più im-
portanti ſon quelli, che per diverſe cagioni ſpeſſe volte ſuccedono nella
ſcelta delle materie.
Imperciocchè, ſiccome dalle buone materie, che s’adopra-
no nella fabbrica, ſi produce la bontà, e la perpetuità delle muraglie;
così per
lo contrario dalle cattive procede quaſi ogni loro mala condizione, e la breve
loro durata.
Laonde uno dei principali avvertimenti degli Architetti, o di chi
aſſiſte alle fabbriche, o di chi fa murare, ſi è il porre grandiſſima

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