Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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11911DEGLI ARCHITETTI. lauſtrata aſſorbita dall’ altezza di quelle ſtatue, che ad eſſa ſon ſoprappoſte, rappre-
ſentanti i XII.
Apoſtoli, ed il Redentore nel mezzo. Continua lo ſteſſo Autore a
ſcuoprir ſempre nuovi errori commeſſi nella ſuddetta facciata, non ſolamente per ciò,
che ſi è diviſato, ma eziandio per la giunta del Tempio fatta fare da Paolo V.
, la
quale non corriſponde alla linea diametrale, ma forma angolo ottuſo entro il Tem-
pio medeſimo, e non linea retta, com’eſſer dovrebbe.
Così leggiamo nell’accennato
Libro da carte 203.
fino alle 261. ove termina coll’aggiunta dei campanili.
Si rileva da ciò, che ſi è detto finora evidentemente, eſſer queſta riuſcita una fab-
brica diſordinata a motivo dei diverſi Architetti, che la compoſero:
e veramente dà
nell’occhio in primo luogo la ſua piantazione così meſchina in proporzione della gran
mole:
ed in fatti oſſervate i grandi pilaſtri Corintj piantati ſul pavimento, ſenza al-
cuno innalzamento, come richiedeva il decoro, e la grandioſità, che ſi faceſſe:
poi-
chè lo ſteſſo ſarebbe, che un Perſonaggio foſſe riccamente veſtito, ed aveſſe i piè ſcal-
zi, e nudi, e ſenza ſcarpe.
Oſſervaſi inoltre con ſorpreſa la diſuguaglianza degl’ in-
tercolunnj, parte ſtretti, e parte larghi, ſicchè le nicchie incaſtratevi, alcune rieſcon
comode, altre grette ed anguſte, e queſto a motivo della ſcorrezione dei medeſimi
intercolunnj;
quindi il diſordinato modo di piantare i pilaſtri ſepolti nello ſporto del-
le cornici delle impoſte degli archi delle Cappelle, che riſaltano in fuori di eſſi con
taglio ſpiacevole, e ſconcia figura, fuori dell’eſſer ſuo naturale, il quale conſiſte nell’
eſſere al dritto del vivo de’proprj pilaſtri, e non più.
Non sò, come poſſa ſoſſrirſi
un tal diſetto, ſenza fare le dovute rifleſſioni pel retto ſiſtema delle proporzioni, che
dee ſempre avere in mira un vero Architetto.
Certamente in queſt’ opera fu quel
tale diſuguale e ſcorretto;
poichè chi può mai immaginarſi, che tali cornici così ta-
gliate poſſan tener l’uguaglianza non ſolo della legatura, ma nemmeno quel comun
ſenſo, che è proprio della ſteſſa Architettura?
Coſa degna di maggior oſſervazione altresì mi rieſce il vedere nel foglio diſegna-
to, e intagliato dal Piraneſi dell’interno di detta Chieſa, eſtere il cornicione, che
gira tutt’ intorno al gran Tempio, piantato ſopra i pilaſtri, mancante della propria
gola dritta, che in ogni tempo è ſtata praticata per cima, e gentilezza d’ eſſa cor-
nice, e che ſoltanto ſi laſcia, allorchè ſi leva fronteſpizio, o rimenato, e in tal caſo
il ſolo gocciolatojo cammina, e non in altro modo;
nè io per quanto cercaſſi ebbi
in alcun Tempio mai a vederne di ſomiglianti;
ma trovai bensì nel quarto Libro
delle Antichità del Palladio a carte 14.
il Tempio della Pace, in cui rilevai la cor-
nice ſenza gocciolatojo, ma con la gola dritta appoggiare ſopra i modiglioni;
e que-
ſto pure eſſendo come il primo un mancamento dell’Architetto, che non oſſervò a
dovere la buona Architettura.
Inoltre dee rifletterſi, come in un Tempio così magnifico, il quale pel computo
fattone dal Cavalier Fontana, può in tutto, e per tutto pareggiarſi al Tempio di
Salomone, ſi poſſano rilevare tanti errori sì patenti, ſembrando che per la ſua gran
fama eſſer doveſſe il tipo d’ogni perſezione:
ma eppure ſegue tutto all’ oppoſto, e
ciò a motivo della diver@ità degli Architetti, che in varj tempi ne ebbero la ſoprin-
tendenza.
Diſgrazia ella ſi è queſta, per cui le fabbriche di maggior momento ven-
gon guaſtate dall’ opinione varia degli uomini, poichè cadaun d’eſſi penſa di diſtin-
guerſi colla bizzarria delle proprie idee.
Così avvenne al Tempio Vaticano tanto fa-
moſo, che dal non eſſer del medeſimo ſtata formata di pianta un’idea ſtabile nell’eſ-
ſer più uniſorme, poſitivo, e vero, nacquero tante diverſità di pareri, quanti gli
Architetti furono, che lo compoſero.
E di vero troppo vi vorrebbe a porre in veduta tutti i difetti, che oſcurano la
nobiltà di tal Tempio.
Un ſolo eſempio mi ſi potrebbe addurre per iſcuſare le cor-
nici tagliate, ed i pilaſtri incaſſati entro le medeſime, dicendo, eſſer così anche i
pilaſtri, e le impoſte degli archi nell’ Anfiteatro di Pola:
ma ciò e che rileva? quan-
do anche quello è male ideato, nè mai potrà darſi per modello di perſetta Archi-
tettura, eſſendo certamente una gran fabbrica, che dee perciò ammirarſi, ma non
imitarſi.
Niente meno oſſervabili ſono i paſſaggj di Cappella in Cappella, poichè hanno
gli archi non perſetti, ma compoſti da ſoli rimenati, che formano ſgarbatamente
l’arcata, o mezz’ arcata, la quale è falſa, e ne produce la ſconcia figura, che rap-
preſentano, appoggiando ſulle cornici, con quei tronchi Zoccolati, che guaſtano, e
non adornano:
e ſe ſon poſti per corriſpondenza delle colonne, dico, che tal rime-
nato non conviene, per la comparſa indecente, e tronca, che nulla preſenta di mae-
ſtoſo, e grande, ma ſola immaginazione ſognata.
Oh quanto miglior comparſa

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