Tartaglia, Niccolò, La nova scientia de Nicolo Tartaglia : con una gionta al terzo libro

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18LIBROtezza. b. quãto è la altezza. c. dalla altezza. d. et che ꝑ caſo dalla altezza
d.
caſcaſſe un corpo egualmente graue, et uníaltro ne caſcaſſe dallíaltra al-
tezza.
c. li quai corpi fuſſeno ſimili, et eguali. Le noto che quegli tai corpi an
dariano di moto naturale in terra, et li trãſiti loro ſariano rettie perpẽdi-
colari alla terra.
cioe alla ſimilitudine delle due linee. g. f. et. i. e. Hor dico che
q̃ſti tai corpi ſe partiriano dal ſuo principio (cioe líuno dallo iſtante, ouer
pito.
g. et líaltro dallo iſtãte ouer pito. Ï. ) de egual uelocita, ma giongẽdo al
fine di tali mouimẽti, cioe alli dui iſtãti.
e. et. f. q̃llo che ueniſſe dalla altezza
a.
andaria piu veloce di líaltro perche q̃llo haueria traſito per piu ligo ſpa
cio elquale è il ſpacio.
a. f. Perche líaltezza. b. È tãto lontana dalla altezza
a.
quãto che è líaltezza. d. dallíaltezza. c. (dal proſupoſito) adique il corpo:
che cadeße dalla altezza.
a. percottẽdo in uno reſiſtẽte, che fuße fuora dal-
la altezza.
b. el ni faria in q̃llo maggior effetto (per la ſecida comuna ſen
tẽtia) di q̃llo che faria q̃llo, chi cadeße dalla altezza.
c. ſopra duníaltro ſi-
mile che fuße fuora della altezza d onde (ꝑ la terza ſuppoſitione) li detti
dui corpi andarãno líuno per líaltezza.
b. in pito. h. et líaltro ꝑ líaltezza. d.
in pito.
k. de egual uelocita. dil che (per la ſeconda ſuppoſitione) li detti dui
corpi a ndarrão líuno il ſpacio.
g. h. et líaltro il ſpacio. i. k. in tẽpi eguali. Adi
que li detti dui corpi ſe partiriano dal principio de lor mouimẽti (cioè líuno
da lo istãte.
g. & líaltro da lo iſtãte. i. ) de egual uelocita che È il primo pro
poſito.
Et ꝑche il corpo, che ueniße dallíaltezza. a. faria maggior effetto in
un reſiſtẽte, che fuße in lo iſtãte.
f. (ꝑ la terza comuna ſententia) di q̃llo che
faria q̃llo che ueniße dalla altezza.
c. in uníaltro ſimile chi fuße in pito. e.
Onde (per la prima ſuppoſitione) lo detto corpo che uerria dallíaltezza.
a.
giigẽdo al fin dil ſuo mouimẽto (cioÈ allo iſtãte, ouer pito.
f. ) ãdaria piu ue
loce diq̃llo che uerria dallíaltezza.
c. giongendo al ſuo fine, cioè allo iſtante,
ouer ponto.
e. che è il ſecondo ꝓpoſito. A dimoſtrar el medemo ſecondo pro-
poſito ꝑ un altro modo:
de tutta la linea, ouer trãſito. g. f. maggiore, ne taglia
remo (ꝑ la terza del primo de Euclide) la parte.
g. m. egual al trãſito, ouer
linea.
i. e minore & perche tutti li corpi egualmente graui ſimili, & eguali
dal principio delli loro mouimenti naturali ſe parteno de egual uelocita
(come di ſopra fu dimostrato) lo corpo adonque che ſe parteße dallíaltez-
za.
a andaria tanto ueloce per lo ſpacio. g. m. quãto faria quello che ſe par-
tiße dallíaltezza.
c. ꝑ lo ſpacio. i. e. cioẽ ambi doi trãſiriano in tempi eguali.
Et perche lo detto corp: che ſe partiße dallíaltezza. a. (per la precedente
propoſitione) andaria piu ueloce per lo ſpacio.
m. f. che per lo ſpacio. g. m.
(per comuna ſcientia) andaria anchora piu ueloce per lo detto ſpacio.
m. f.
che líaltro per lo ſpacio.
i. e. che il medemo ſecondo propoſito.
Propoſitione. III.
Quanto pin un corpo egualmente grauc ſeandara lunta-
nando dal ſuo principio, ouer propinquando al ſuo fine, nel

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