Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              ria, il Torricelli non fece nessun conto delle osservazioni della
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              cateratta,
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              da
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              cui mossero le speculazioni dell'Arrighetti: e, potendo mostrare che la su­
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              prema superficie dell'acqua scende al foro di fatto, si contentò di supporlo,
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              con tutt'altri argomenti confortando la ragionevolezza del suo supposto? </s>
              <s>Si
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              risponde che l'osservazione fatta dall'Arrighetti, nella polvere degli orioli e
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              nella farina delle tramogge, la stimò lusinghiera, e in ogni modo gli parve
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              non si verificare nell'acqua de'pili. </s>
              <s>Il documento di ciò l'abbiamo da un
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              Registro d'esperienze, che si dicono essere state
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              fatte dal serenissimo gran­
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              duca Ferdinando
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              , e da alcuni suoi cortigiani,
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              ma che sappiamo oramai
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              doversi attribuire al Torricelli, per quella parte almeno che fra esse è di più
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              importante. </s>
              <s>Quivi dunque, sotto il numero LXI, trovasi registrato: “ Messo
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              in un vaso acqua e sopra vino, di grossezza due dita, uscì prima l'acqua che
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              stava sotto il vino ” (Targioni,
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              Notizie degli aggrandimenti ecc.,
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              cit.,
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              pag. </s>
              <s>173). Ritrovato poi questo cenno dell'esperienza, gli Accademici del Ci­
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              mento la vollero verificare il dì 16 Luglio 1657, lasciandocela così più par­
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              ticolarmente descritta: “ Per conoscere quali parti nei liquidi sono le prime
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              a scendere nell'uscire da un vaso, si empi d'acqua un cilindro di vetro, e
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              sopra di essa diligentemente si messero due dita di vin rosso, in modo che
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              galleggiasse. </s>
              <s>E poi fatto un buco in fondo al vaso si vidde uscire tutta l'acqua
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              ed il vino rimanere sempre l'ultimo a calare, senza mai vedersi punto fili
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              di esso discendere per la profondità del vaso ” (ivi, pag. </s>
              <s>661). </s>
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              <s>Di qui, entrato in sospetto il Torricelli se le polveri e i liquidi calino
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              propriamente, come credeva l'Arrighetti, per quella cavità o per quell'im­
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              buto, che si osserva in essi, riducendosi verso il pertugio del vaso; non stimò
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              prudente fondare la nuova Idrodinamica sopra un'osservazione, che non si
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              trovava corrispondere con l'esperienza. </s>
              <s>E giacchè, se il liquido non cala di
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              fatto, opera nonostante colla pressione come se vi fosse calato, pensò di ri­
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              durre il principio a un semplice supposto, come fece nel proemio al
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              De motu
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              che è una più larga esplicazion dello scolio, nella detta risposta
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              al Mersenno. </s>
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              <s>Che il Boyle non penetrasse addentro a questi segreti facilmente si com­
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              prende, ma non si comprende com'egli potesse credere autore del teorema
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              idrodinamico il Mersenno, se il Mersenno stesso pubblicamente confessa di
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              averlo avuto da un
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              illustre uomo.
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              Ben però era in grado di penetrare le cose
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              il Magiotti, nell'animo del quale, se si attutì alquanto l'ira, rimase oggetto
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              di pietà e di disprezzo uno scrittore, che cercava d'acquistarsi reputazione,
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              talora forse con lo sgradire, ma più spesso col rivestirsi de'panni altrui. </s>
              <s>No­
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              nostante non fu mai meglio qualificato il Mersenno, che dal Dati: ricono­
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              sciutosi povero del suo, s'aiutava, quanto poteva più, col negoziare la merce,
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              e con lo spendere il danaro dei ricchi. </s>
              <s>L'avrebbero potuto rimproverare di
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              ciò costoro, se avessero sempre saputo o voluto fare da sè, ma trattandosi
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              del nascosto tesoro di certi avari, o delle robe di certi inetti o ritrosi ai liberi
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              scambi, l'operosità di quell'ape industriosa riusciva profittevolissima, come
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              nell'esempio che abbiamo ora fra mano, dal quale apparisce essere stata, </s>
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