1vaso maggiore e contenente. Nel conoide ADCEB infatti la velocità del li
vello DE, a quella del livello AB, sta, per le cose dimostrate, come HC a
CF, e nel cono la velocità del livello medesimo AB, alla velocità del livello
D′E′, sta come CF a CI. Così, dal moltiplicare insieme queste due propor
zioni, ne resulta, riducendole, che la velocità della sezione DE del conoide,
alla velocità della sezione D′E′ del cono, sta come CH a CI, ond'è minore in
quello che in questo, come dice, nelle proprie parole dell'Autore, il seguente
vello DE, a quella del livello AB, sta, per le cose dimostrate, come HC a
CF, e nel cono la velocità del livello medesimo AB, alla velocità del livello
D′E′, sta come CF a CI. Così, dal moltiplicare insieme queste due propor
zioni, ne resulta, riducendole, che la velocità della sezione DE del conoide,
alla velocità della sezione D′E′ del cono, sta come CH a CI, ond'è minore in
quello che in questo, come dice, nelle proprie parole dell'Autore, il seguente
“ Corollarium. — Si circa ABC (nella medesima figura 223) describa
tur conois parabolicus ADCEB, patet superficiem superiorem aquae, descen
dentis in utroque vase, velocius descendere in cono, quam in conoide, cum,
per praecedentem, in conoide velocitas DE, ad velocitatem AB, sit ut HC
ad CF, et velocitas AB in cono, per praesentem, ad velocitatem D′E′ in cono,
est ut CF ad CI. Ergo velocitas DE in conoide, ad velocitatem D′E′ in cono, est
ut CH ad CI. Ergo maior in cono, quam in conoide. Si igitur superficies su
perior aquae velocius descendit in cono, quam in conoide eiusdem altitudi
nis et basis, breviori etiam tempore vacuus remanebit conus, quam conois:
hoc est vas minus et contentum, quam maius ac continens ” (ivi, fol. 45).
tur conois parabolicus ADCEB, patet superficiem superiorem aquae, descen
dentis in utroque vase, velocius descendere in cono, quam in conoide, cum,
per praecedentem, in conoide velocitas DE, ad velocitatem AB, sit ut HC
ad CF, et velocitas AB in cono, per praesentem, ad velocitatem D′E′ in cono,
est ut CF ad CI. Ergo velocitas DE in conoide, ad velocitatem D′E′ in cono, est
ut CH ad CI. Ergo maior in cono, quam in conoide. Si igitur superficies su
perior aquae velocius descendit in cono, quam in conoide eiusdem altitudi
nis et basis, breviori etiam tempore vacuus remanebit conus, quam conois:
hoc est vas minus et contentum, quam maius ac continens ” (ivi, fol. 45).
Così veniva il Viviani a svolgere, intorno al conoide parabolico che si
vuota, il concetto del Torricelli. Ma ai Lettori, che avevano per le mani il
trattato De motu aquarum, anche quando fossero state notificate queste
belle illustrazioni, rimaneva intera la curiosità d'aver quella propria forma
di vaso, in cui i livelli del liquido nel votarsi scendono per uguali parti del
l'asse, in tempi uguali. Fra cotesti curiosi ha la storia principalmente da
commemorare il Mersenno, che, avendo assistito in Roma, ne'familiari col
loqui col Magiotti e col Ricci, al concepimento dell'Idrodinamica torricel
liana; n'ebbe poi in Firenze, per le mani dell'Autore stesso, pubblicamente
esposto il parto in quel libro, dove si trattava delle acque salienti. Quivi leg
gendo il Mersenno per viaggio, nel tornarsene a Roma, avrebbe voluto vo
lentieri dare indietro, per sentire che cosa l'Autore stesso gli risponderebbe,
a leggergli ciò che aveva scritto a pagine 202 e 203 del suo libro, e a do
mandargli di quale altra figura si dovesse dunque costruire il vaso, che, per
la novità dell'invenzione di misurare il tempo, si sarebbe tanto desiderato.
Ma costretto a proseguire, appena giunto al termine del suo viaggio, se ne
andò tutto premuroso in cerca del Ricci, il quale ingenuamente confessò rima
nersi tuttavia il problema un desiderio anche per lui, promettendo nonostante
che avrebbe pregato il Torricelli a dare sodisfazione di ciò, almeno agli amici,
come infatti mantenne, così scrivendo, nella prima parte della lettera, che
ha la data del 31 Dicembre 1644. “ Il Mersenno mi ha pregato che volessi
scrivere a V. S. qual debba esser quel vaso, che, riempito d'acqua e poi
votato per di sotto, in esso scenda la superficie dell'acqua contenutavi per
parti uguali dell'asse, in tempi uguali, supposto l'asse perpendicolare al
l'orizonte. E così è indotto a far la presente richiesta, per aver letto nel
libro di V. S. che il vaso parabolico mostra a prima vista di prestar questo,
ma in effetto poi così non succede ” (MSS. Gal. Disc., T. XLII, fol. 69).
vuota, il concetto del Torricelli. Ma ai Lettori, che avevano per le mani il
trattato De motu aquarum, anche quando fossero state notificate queste
belle illustrazioni, rimaneva intera la curiosità d'aver quella propria forma
di vaso, in cui i livelli del liquido nel votarsi scendono per uguali parti del
l'asse, in tempi uguali. Fra cotesti curiosi ha la storia principalmente da
commemorare il Mersenno, che, avendo assistito in Roma, ne'familiari col
loqui col Magiotti e col Ricci, al concepimento dell'Idrodinamica torricel
liana; n'ebbe poi in Firenze, per le mani dell'Autore stesso, pubblicamente
esposto il parto in quel libro, dove si trattava delle acque salienti. Quivi leg
gendo il Mersenno per viaggio, nel tornarsene a Roma, avrebbe voluto vo
lentieri dare indietro, per sentire che cosa l'Autore stesso gli risponderebbe,
a leggergli ciò che aveva scritto a pagine 202 e 203 del suo libro, e a do
mandargli di quale altra figura si dovesse dunque costruire il vaso, che, per
la novità dell'invenzione di misurare il tempo, si sarebbe tanto desiderato.
Ma costretto a proseguire, appena giunto al termine del suo viaggio, se ne
andò tutto premuroso in cerca del Ricci, il quale ingenuamente confessò rima
nersi tuttavia il problema un desiderio anche per lui, promettendo nonostante
che avrebbe pregato il Torricelli a dare sodisfazione di ciò, almeno agli amici,
come infatti mantenne, così scrivendo, nella prima parte della lettera, che
ha la data del 31 Dicembre 1644. “ Il Mersenno mi ha pregato che volessi
scrivere a V. S. qual debba esser quel vaso, che, riempito d'acqua e poi
votato per di sotto, in esso scenda la superficie dell'acqua contenutavi per
parti uguali dell'asse, in tempi uguali, supposto l'asse perpendicolare al
l'orizonte. E così è indotto a far la presente richiesta, per aver letto nel
libro di V. S. che il vaso parabolico mostra a prima vista di prestar questo,
ma in effetto poi così non succede ” (MSS. Gal. Disc., T. XLII, fol. 69).