Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1Plutarco nella vita di Marco Marcello, dove dice appunto che Ar­
chimede non faceva nessun conto delle sue fisiche e meccaniche
invenzioni, non essendo esse altro che giochi di geometria, ne'quali
s'era abbattuto trattenendovisi attorno per suo passatempo. Ecco il
carattere distintivo della fisica platonica, ecco in qual concetto si
tenevan dagli Accademici i fatti naturali: giochi di geometria e pas­
satempi.
Di un tal suggello è profondamente impresso il primo Trat­
tato di fisica tramandatoci dall'antichità, gli Spiritali di Herone
alessandrino, discepolo di Archimede: trattato, dove l'ingegno
scherza intorno ai moti prodotti principalmente dal dilatarsi e dal
condensarsi dell'aria, come Ctesibio, altro discepolo dello stesso
Archimede, scherza intorno a simili altri moti prodotti dall'acqua.
Ma esistono del gran discepolo di Platone, onore di Siracusa
e d'Italia, e son pervenuti infino a noi, attraverso alle vicende dei
secoli, due Trattati insigni, quello degli Equiponderanti e quello dei
Galleggianti, dove si pongono così saldi fondamenti scienziali alla
Statica e alla Idrostatica, da non passar per la mente a nessuno che
possa altri qualificarli per giochi di geometria o per fisici passatempi.

Verissimo: ma essi pure, que'due Trattati del matematico siracu­
sano, presentano il carattere proprio e distintivo della Filosofia na­
turale di Platone, che è quello di astrarre dalle proprietà naturali
dei corpi, per trattenersi a contemplare le proprietà matematiche e
geometriche delle loro forme.
La leva archimedea infatti, sul prin­
cipio della quale è fondata tutta la Statica, non è una verga solida,
ma una linea geometrica, e la potenza e la resistenza son forze che
sembrano esser messe in atto piuttosto da spiriti incorporei, che da
materie solide e ponderanti.
Similmente l'umido delle archimedee
idrostatiche immersioni è un liquido che non esiste in natura, ma
nelle mentali astrazioni del filosofo, il qual suppone che le molecole
rasentino le pareti de'vasi e fluiscano le une attorno alle altre senza
patirvi la minima resistenza, a quel modo che un punto genera una
linea geometrica liberamente fluendo nello spazio.
Quel flusso geo­
metrico è moto, e anzi al moto di un punto che genera una linea,
al moto di una linea che genera una superficie, e al moto di una
superficie che genera un solido, si riduce il concetto genetico della
Geometria, che giusto, nel risalire alle sue più sublimi alture, prende
per suo proprio e particolare il titolo di Flussioni. Non fa perciò
maraviglia che uscissero dalla scuola di Platone i due più insigni
maestri della scienza del moto Archimede e Galileo.
Ma per non prevenire i tempi moderni, soffermiamoci breve-

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