Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1discorso, vedesi vivamente in que'libri, meglio che altrove, incar­
nato, apparendo chiaro per essi come nell'arte medica non ci ha
a che far nulla l'esperienza, e tutto consiste nello stillarsi il cer­
vello, e nel fare a chi sa meglio comporre insieme una strana ri­
cetta.
La sottilità dialettica, o per dir meglio, la più sfrenata fantasia
del medico è quella che dee operar nel malato ogni efficacia.
Che il Peripato nuovo fosse principalmente rivolto alla Medi­
cina, lo attestano tre de'più famosi fra i cultori delle scienze na­
turali, nel secolo XVI, Girolamo Fracastoro, Girolamo Cardano, e
Andrea Cesalpino, tutti e tre medici celebratissimi di professione.

Il primo di questi, veronese di patria e vissuto dal 1483 al 1553,
se si vuol pareggiar nell'ingegno agli altri due, non è dubbio però
ch'egli è d'assai superiore a loro nella dignità della vita.
Che il
Fracastoro appartenga alla scuola peripatetica, a noi par cosa certa
bench'egli molte volte dimostri di saper pensare da sè, cercando
cose nuove e tentando d'investigare alcune delle verità naturali,
non colla dialettica aristotelica, ma per la via diretta dell'esperienza.
Che il celebre veronese avesse veramente saputo pensare anche
da sè, lo dice quel libro ch'egli scrisse degli Omocentrici, dedicato
a quello stesso Paolo III, a cui il Copernico dedicò la grande opera
De revolutionibus. Il nostro italiano, volere o no, rinnovellatore del­
l'opinione di Eudossio, è il più prossimo precursore dell'insigne
astronomo prussiano, restauratore del sistema di Aristarco.
Egli in­
tende principalmente a dimostrar che i pianeti non fanno le loro
rivoluzioni per cerchi eccentrici, ma per omocentrici e argutamente
interpetra alcune anomalie de'loro moti mostrando, per esempio,
che il moto obliquo del sole per l'ecclettica risulta dalla composi­
zione de'due moti in longitudine e in latitudine, e affermando la
varietà dell'inclinazione dell'ecclittica stessa esser costante, e dover
perciò un giorno tornare a confondersi con l'equatore, sicchè par
voglia così convalidare, coi placiti della scienza, una volgare opi­
nione degli antichi egiziani.
Nel libro degli Omocentrici, o consapevole o no, vi si sente
aliar lo spirito di Platone, ed è forse perciò che il Fracastoro mo­
stra di sentir dispiacere e non lascia di far qualche scusa per avere
a contradire talvolta al suo Aristotile.
Così, in sul principio del ca­
pitolo sesto, riferendo l'opinion del Filosofo, conforme alla quale le
orbite dei pianeti vengono per l'attrito via via sempre più indugiate
dal primo mobile, secondo che sono a lui sempre più vicine, ragion
per cui tardissima è la sfera di Saturno, e velocissima quella della

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