1largamente ricompensata questa stranezza da un'altra osservazione
idrometrica, che non fa qui, ma nell'altro libro De subtilitate.
idrometrica, che non fa qui, ma nell'altro libro De subtilitate.
Una tale osservazione riguarda l'equilibrio dell'acqua ne'sifoni,
e scopre un errore di coloro, i quali credono potersi per un con
dotto far tanto risalir l'acqua quanto ella è scesa. Ma il vero è, dice
il Cardano, che la si riman l'acqua stessa sempre alquanto al disotto
e con tanta maggior differenza quanto la via percorsa è più lunga.
“ Quanto enim longior via fuerit, eo maior differentia, iuxta alti
tudinis mensuram esse debet. Hinc errores quorundam, qui ad
libramentum cum conati essent aquas deducere maximas iactu
ras impensarum susceperunt ” (pag. 25). Quando in Firenze,
tanti anni dopo da che furono scritte queste parole, si vollero
dalle sorgenti di Pratolino derivar l'acque ad alimentar le fon
tane di Boboli, Andrea Arrighetti teoricamente confermava gli av
vertimenti pratici del Cardano, e i fatti in quel caso sperimentati
attestarono delle verità predicate dal fisico milanese, e dal disce
polo di Galileo.
e scopre un errore di coloro, i quali credono potersi per un con
dotto far tanto risalir l'acqua quanto ella è scesa. Ma il vero è, dice
il Cardano, che la si riman l'acqua stessa sempre alquanto al disotto
e con tanta maggior differenza quanto la via percorsa è più lunga.
“ Quanto enim longior via fuerit, eo maior differentia, iuxta alti
tudinis mensuram esse debet. Hinc errores quorundam, qui ad
libramentum cum conati essent aquas deducere maximas iactu
ras impensarum susceperunt ” (pag. 25). Quando in Firenze,
tanti anni dopo da che furono scritte queste parole, si vollero
dalle sorgenti di Pratolino derivar l'acque ad alimentar le fon
tane di Boboli, Andrea Arrighetti teoricamente confermava gli av
vertimenti pratici del Cardano, e i fatti in quel caso sperimentati
attestarono delle verità predicate dal fisico milanese, e dal disce
polo di Galileo.
Ma un'altro discepolo di Galileo, Evangelista Torricelli, in fatto
della più rumorosa e più importante scoperta che sia stata fatta,
va a riscontrarsi colle stesse sottilità della fisica antica. Il vieto au
tore di queste Sottilità non vuol sentir parlare di orrore o di fuga
del vacuo. Là dove si prova a render la ragione del moto ne'sifoni
da travasare i liquidi, accenna all'aria sopraincombente che ne aiuta
quel moto, benchè sarebbe senza dubbio temerità l'asserire che
avesse riconosciuto in quel fatto idrostatico l'intervento della pres
sione atmosferica. Altrove infatti nel render la ragione del perchè
in un vaso, estratta coll'aspirazion della bocca l'aria, si veda sot
tentrare in suo luogo l'acqua, dice che la poca aria rimasta, affinchè
non diasi il vuoto, attrae l'acqua stessa di che lo Scaligero lo ri
prende con queste parole: “ Nam quare sapientiorem facis aerem
ut moveat aquam ad subeundum, aquam negligentiorem ad adim
plendum vacuum? ” (De subtil. Francof. 1592, pag. 58). Il Car
dano insomma non si appose al vero, ma non è piccola gloria per
lui l'aver, benchè così dalla lontana, aperti i chiusi e intricati sen
tieri al Torricelli, sostituendo a un nome vano un fatto. Il fatto
fisico che egli sostituisce al peripatetico orrore del vacuo è che i
corpi non patiscono d'essere rarefatti, se non che dentro certi li
miti, oltrepassati i quali o si rompono o danno luogo per attrazione
a sottentrarvi altri corpi. “ Ergo in universum tres erunt motus
naturales. Primus quidem ac validissimum a vacui fuga, sed ve-
della più rumorosa e più importante scoperta che sia stata fatta,
va a riscontrarsi colle stesse sottilità della fisica antica. Il vieto au
tore di queste Sottilità non vuol sentir parlare di orrore o di fuga
del vacuo. Là dove si prova a render la ragione del moto ne'sifoni
da travasare i liquidi, accenna all'aria sopraincombente che ne aiuta
quel moto, benchè sarebbe senza dubbio temerità l'asserire che
avesse riconosciuto in quel fatto idrostatico l'intervento della pres
sione atmosferica. Altrove infatti nel render la ragione del perchè
in un vaso, estratta coll'aspirazion della bocca l'aria, si veda sot
tentrare in suo luogo l'acqua, dice che la poca aria rimasta, affinchè
non diasi il vuoto, attrae l'acqua stessa di che lo Scaligero lo ri
prende con queste parole: “ Nam quare sapientiorem facis aerem
ut moveat aquam ad subeundum, aquam negligentiorem ad adim
plendum vacuum? ” (De subtil. Francof. 1592, pag. 58). Il Car
dano insomma non si appose al vero, ma non è piccola gloria per
lui l'aver, benchè così dalla lontana, aperti i chiusi e intricati sen
tieri al Torricelli, sostituendo a un nome vano un fatto. Il fatto
fisico che egli sostituisce al peripatetico orrore del vacuo è che i
corpi non patiscono d'essere rarefatti, se non che dentro certi li
miti, oltrepassati i quali o si rompono o danno luogo per attrazione
a sottentrarvi altri corpi. “ Ergo in universum tres erunt motus
naturales. Primus quidem ac validissimum a vacui fuga, sed ve-