Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1fizio meccanico, giovarono provvidamente a confermarla da una parte le sot­
tili
disamine, e le temerarie contradizioni dall'altra.
Alessandro Marchetti
mandava
fuori in Firenze nel 1669 un trattato De resistentia solidorum, a
cui
poneva per fondamento un principioquo nullum aliud fortasse fir­
mius
in mechanicis reperias unquam (pag.
XI) e che solo, senz'altra mac­
china
, dice essergli stato sufficiente a sollevar la mole, ch'egli veniva a met­
tere
in pubblica mostra.
Quel fondamento, al dir del macchinatore, frutto
di
meditazioni alte e profonde, consisteva nella proposizione Momenta gra­
vium
proportionem habent compositam ex proportionibus ponderum et
longitudinum
(ivi) che, felicemente occorsagli a dimostrare, ebbe a fargli
menare
il vanto di una grande scoperta.
Comunicata a Lorenzo Bellini, amico
suo
e collega nello studio pisano, la novità preziosa, “ suscipit ipse hilari
vultu
, favet utrique nostrum fortuna, ostendimus ambo, diversa tamen ra­
tiocinatione
, quam deinde nobis invicem exibemus (ivi).
La iattanza desta in noi una gran maraviglia, la quale di poco si dimi­
nuisce
, anche ripensando alle condizioni di quei tempi, perchè, sebbene sia
vero
che non erano ancora nel 1669 pubblicate le proposizioni del Mauro­
lico
quelle dell'Aggiunti, e che i trattati, in cui il Barrow e il Wallis
applicavano
alla statica le teoria de'momenti non potessero essere al Mar­
chetti
e al Bellini ancora noti; nota era al mondo scientifico la borelliana
proposizione
XXVII De vi percussionis, e più noto che mai, nella proposi­
zione
XVIII De dimensione Parabolae il Lemma geometrico del Rocca in­
vocato
dal Torricelli.
In ogni modo la vantata scoperta del nuovo fondamento
meccanico
sembra a noi una puerilità, perchè la proposizion che i momenti
si
compongono delle distanze e delle moli si conclude immediatamente dal
supposto
che due pesi uguali e ugualmente distanti dal sostegno si fanno
insieme
equilibrio o, come si vuol dire, hanno uguale il momento, il quale
chiamato
M è espresso dalla formula M=PXD, intendendosi per P il
peso
, e per D la distanza.
Per un altro peso p, e per un'altra distanza d,
il
momento m è parimenti espresso da m=pXd e queste due equazioni
contengono
in dimostrata la proposizion del Marchetti, con i suoi corol­
larii
che essendo uguali le distanze i momenti stanno come i pesi, e che, se
essi
pesi stanno reciprocamente come le distanze, i momenti sono uguali:
corollarii
supposti per veri dallo stesso Marchetti, e sopra i quali ei conduce
nel
seguente modo la sua dimostrazione.
Se dagli estremi della Libbra AC
310[Figure 310]

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