1p. Vanni, non si compartiscono i due momenti sopra le loro ipotenuse in
modo, che uniti si eguaglino al momento totale, ma sempre saranno mag
giori di quello, siccome li due lati del triangolo rettangolo avanzano l'ipo
tenusa. Ora il Padre doveva dimostrare che li due suddetti momenti non
possono esser maggiori del momento totale, per aver poi luogo la sua con
seguenza. Dirà il Padre che questo è noto lumine naturae, ma con sua li
cenza non par così, quando tanti grandi uomini, non solo non l'hanno co
nosciuto per tale, ma ne hanno dimostrato il contrario, che nell'unione dei
triangoli, per lo scambievole impedimento, cessano li momenti per l'incli
nata, e totalmente il peso si riduce sopra le basi NC, CO della figura del
Padre. ”
modo, che uniti si eguaglino al momento totale, ma sempre saranno mag
giori di quello, siccome li due lati del triangolo rettangolo avanzano l'ipo
tenusa. Ora il Padre doveva dimostrare che li due suddetti momenti non
possono esser maggiori del momento totale, per aver poi luogo la sua con
seguenza. Dirà il Padre che questo è noto lumine naturae, ma con sua li
cenza non par così, quando tanti grandi uomini, non solo non l'hanno co
nosciuto per tale, ma ne hanno dimostrato il contrario, che nell'unione dei
triangoli, per lo scambievole impedimento, cessano li momenti per l'incli
nata, e totalmente il peso si riduce sopra le basi NC, CO della figura del
Padre. ”
“ Prego V. S. Ill.ma a restar servito che questo giudizio, qualunque egli
sia, resti fra noi, perchè non vorrei briga con costoro, i quali, benchè siano
amici infruttuosi, son però nemici efficaci ” (MSS. Gal. Disc., T. CXXXII,
fol. 77).
sia, resti fra noi, perchè non vorrei briga con costoro, i quali, benchè siano
amici infruttuosi, son però nemici efficaci ” (MSS. Gal. Disc., T. CXXXII,
fol. 77).
Se fosse, senza alcuna paura delle gesuitesche inimicizie, proceduto il
Monfort avanti, forse avrebbe risoluta la questione ne'suoi veri termini, ma
mettendo dubbii intorno al II teorema del IV Dialogo del moto, sarebbe ve
nuto ad attaccar briga tutt'insieme co'gesuiti e coi galileiani, i quali, messi
in grande imbarazzo dal dilemma del Vanni, non potevan far altro che con
fermare il vero, senza saper scoprire la fallacia nei ragionamenti, che vo
levano dargli apparenza di falso.
Monfort avanti, forse avrebbe risoluta la questione ne'suoi veri termini, ma
mettendo dubbii intorno al II teorema del IV Dialogo del moto, sarebbe ve
nuto ad attaccar briga tutt'insieme co'gesuiti e coi galileiani, i quali, messi
in grande imbarazzo dal dilemma del Vanni, non potevan far altro che con
fermare il vero, senza saper scoprire la fallacia nei ragionamenti, che vo
levano dargli apparenza di falso.
La mattina del dì 28 Aprile 1685 il Viviani riceveva da Roma una let
tera, dove un tal Girolamo Pollini gli scriveva, fra le altre, queste parole:
“ Coll'occasione che ieri l'altro mi fu dato un foglietto da un mio amico
stampato, che io gli mando copiato, di un certo Francesco Spoleti di Luci
gnano, dottore di medicina, quale adesso si ritrova in Venezia, ho volsuto
cercare l'origine per il quale fu stampato, ed ieri appunto trovai il p. Gio
van Francesco Vanni lucchese, gesuita nel Collegio romano, che mi donò
il presente foglietto stampato da lui, che io gl'invio (lo Specimen, che tien
luogo de'fogli 69, 70 nel Tomo CXLVII de'Discepoli fra i manoscritti del
Viviani) il quale padre mi disse di vantaggio che il dottissimo Galileo e il
Torricelli si sono molto ingannati nel dimostrare le sue proposizioni, par
ticolarmente De vecte, e che esso ha una dottrina contraria ad essi, quale
mi mostrò manoscritta, quale per il tempo così breve, diss'egli, non volse
che si leggesse, ma solo qualche proposizione, dicendo che fra poco l'avrebbe
stampata, avendo la licenza di poterla stampare. ”
tera, dove un tal Girolamo Pollini gli scriveva, fra le altre, queste parole:
“ Coll'occasione che ieri l'altro mi fu dato un foglietto da un mio amico
stampato, che io gli mando copiato, di un certo Francesco Spoleti di Luci
gnano, dottore di medicina, quale adesso si ritrova in Venezia, ho volsuto
cercare l'origine per il quale fu stampato, ed ieri appunto trovai il p. Gio
van Francesco Vanni lucchese, gesuita nel Collegio romano, che mi donò
il presente foglietto stampato da lui, che io gl'invio (lo Specimen, che tien
luogo de'fogli 69, 70 nel Tomo CXLVII de'Discepoli fra i manoscritti del
Viviani) il quale padre mi disse di vantaggio che il dottissimo Galileo e il
Torricelli si sono molto ingannati nel dimostrare le sue proposizioni, par
ticolarmente De vecte, e che esso ha una dottrina contraria ad essi, quale
mi mostrò manoscritta, quale per il tempo così breve, diss'egli, non volse
che si leggesse, ma solo qualche proposizione, dicendo che fra poco l'avrebbe
stampata, avendo la licenza di poterla stampare. ”
“ Prego la bontà di V. S. Ecc.ma di riflettere alla proposta del padre
Gesuito, ed alla risposta dello Spoleti, dicendo esso Gesuito che lo Spoleti
non abbia arrivato al fondo della proposizione di detto Padre, ma che esso
prova bene, ma non conclude alcuna cosa contro la propria proposizione ”
(MSS. Gal. Disc., T. CXLVI, fol. 276).
Gesuito, ed alla risposta dello Spoleti, dicendo esso Gesuito che lo Spoleti
non abbia arrivato al fondo della proposizione di detto Padre, ma che esso
prova bene, ma non conclude alcuna cosa contro la propria proposizione ”
(MSS. Gal. Disc., T. CXLVI, fol. 276).