Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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Figura 137.
scrivan
le due linee GI, OD (fig.
137), in cui i due punti I, D
designano
il pavimento, e G, O i merli della torre.
Furono l'espe­
rienze
ripetute più volte: nel Maggio del 1640, nell'Agosto del 1645,
nell
'Ottobre del 1648, e ultimamente nel 1650, sempre alla pre­
senza
di molti testimoni, che il Riccioli cita per nome, i più ge­
suiti
, fra'quali due destinati ad ottenere una meritata celebrità nella
scienza
; Francesco Maria Grimaldi, assiduo sempre e diligentissimo
cooperatore
, e Paolo Casati.
Siquidem, così descriveva il Riccioli
stesso
il resultato di queste esperienze, globus argillaceus levior
seu
10 unciarum, eodem momento quo argillaceus alter eiusdem
molis
sed unciarum 20 demissus fuit ex O, apparuit adhuc in F
distans
a pavimento I pedes saltem 15, eo momento quo gravior
pavimentum
idem percusserat in D, et iam in sexcenta fragmina
dissiluerat
(ibid., pag.
387).
Fra i testimoni invocati, e i curiosamente concorsi a spettacolo di que­
ste
esperienzeaderant, dice il Riccioli stesso, tres aut quatuor Philoso­
phiae
aut Theologiae magistri, qui cum Galilaeo aut Cabeo et Arriaga exi­
stimaverant
duo quaelibet gravia, dimissa simul ex eadem altitudine quan­
tacumque
, descendere ad terram eodem physico temporis momento.
At statim
opinionem
hanc deposuerunt (ibid.).
Era dunque anche il Riccioli dell'opinion del Renieri, e, argomentando
da
quel che aveva trovato scritto ne'dialoghi Dei due massimi sistemi, po­
neva
senza eccezione Galileo nel novero del Cabeo e dell'Arriaga.
I dialo­
ghi
Del moto o non furono dall'illustre Sperimentator bolognese mai letti
o
secondando gl'istituti della sua setta si serbò ritroso a quelle dottrine,
giacchè
dalle XIII classi di esperimenti descritti intorno alla caduta dei gravi,
ne
deduce alcuni teoremi, nell'ultimo de'quali, trovandosi costretto a pro­
fessar
contro lo stesso Aristotile, non sa più dove andare a ritrovare il vero
smarrito
.
Quoniam vero difficile reddi potest ratio a priori cur effectus
velocitatis
ad velocitatem non servet proportionem, quam habet causa ad
causam
, nempe gravitas ad gravitatem; hinc factum ut non pauci ex iam
nominatis
putarint per se duo quaelibet gravia, quantumvis differentia in
pondere
, aequaliter descendere, si removeantur quae per accidens unum
eorum
retardant (ibid., pag.
396). Ciò reputasi dal Riccioli impossibile,
perchè
supponeva nel suo discorso che si volesser rimovere tutti gl'impe­
dimenti
esterni, considerando i gravi sempre moversi in mezzo all'aria, ma
Galileo
e i pauci ex iam nominatis intendevano che il principale, anzi l'unico
impedimento
al moto dei gravi, fosse l'aria stessa, per rimover la quale sup­
ponevano
il vuoto.

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