1tosto due globi di argilla fresca, i quali, avendo ambedue uguale diametro,
scavandone uno intorno al centro, riducevasi sotto pari volume la metà più
leggero dell'altro, che pesava esattamente vent'once.
scavandone uno intorno al centro, riducevasi sotto pari volume la metà più
leggero dell'altro, che pesava esattamente vent'once.
Così preparati, si lasciavano nello stesso tempo cadere i due globi dalla
maggiore altura della torre degli Asinelli, lungo le pareti della quale de
328[Figure 328]
maggiore altura della torre degli Asinelli, lungo le pareti della quale de
328[Figure 328]
Figura 137.
scrivan le due linee GI, OD (fig. 137), in cui i due punti I, D
designano il pavimento, e G, O i merli della torre. Furono l'espe
rienze ripetute più volte: nel Maggio del 1640, nell'Agosto del 1645,
nell'Ottobre del 1648, e ultimamente nel 1650, sempre alla pre
senza di molti testimoni, che il Riccioli cita per nome, i più ge
suiti, fra'quali due destinati ad ottenere una meritata celebrità nella
scienza; Francesco Maria Grimaldi, assiduo sempre e diligentissimo
cooperatore, e Paolo Casati. “ Siquidem, così descriveva il Riccioli
stesso il resultato di queste esperienze, globus argillaceus levior
seu 10 unciarum, eodem momento quo argillaceus alter eiusdem
molis sed unciarum 20 demissus fuit ex O, apparuit adhuc in F
distans a pavimento I pedes saltem 15, eo momento quo gravior
pavimentum idem percusserat in D, et iam in sexcenta fragmina
dissiluerat ” (ibid., pag. 387).
scrivan le due linee GI, OD (fig. 137), in cui i due punti I, D
designano il pavimento, e G, O i merli della torre. Furono l'espe
rienze ripetute più volte: nel Maggio del 1640, nell'Agosto del 1645,
nell'Ottobre del 1648, e ultimamente nel 1650, sempre alla pre
senza di molti testimoni, che il Riccioli cita per nome, i più ge
suiti, fra'quali due destinati ad ottenere una meritata celebrità nella
scienza; Francesco Maria Grimaldi, assiduo sempre e diligentissimo
cooperatore, e Paolo Casati. “ Siquidem, così descriveva il Riccioli
stesso il resultato di queste esperienze, globus argillaceus levior
seu 10 unciarum, eodem momento quo argillaceus alter eiusdem
molis sed unciarum 20 demissus fuit ex O, apparuit adhuc in F
distans a pavimento I pedes saltem 15, eo momento quo gravior
pavimentum idem percusserat in D, et iam in sexcenta fragmina
dissiluerat ” (ibid., pag. 387).
Fra i testimoni invocati, e i curiosamente concorsi a spettacolo di que
ste esperienze “ aderant, dice il Riccioli stesso, tres aut quatuor Philoso
phiae aut Theologiae magistri, qui cum Galilaeo aut Cabeo et Arriaga exi
stimaverant duo quaelibet gravia, dimissa simul ex eadem altitudine quan
tacumque, descendere ad terram eodem physico temporis momento. At statim
opinionem hanc deposuerunt ” (ibid.).
ste esperienze “ aderant, dice il Riccioli stesso, tres aut quatuor Philoso
phiae aut Theologiae magistri, qui cum Galilaeo aut Cabeo et Arriaga exi
stimaverant duo quaelibet gravia, dimissa simul ex eadem altitudine quan
tacumque, descendere ad terram eodem physico temporis momento. At statim
opinionem hanc deposuerunt ” (ibid.).
Era dunque anche il Riccioli dell'opinion del Renieri, e, argomentando
da quel che aveva trovato scritto ne'dialoghi Dei due massimi sistemi, po
neva senza eccezione Galileo nel novero del Cabeo e dell'Arriaga. I dialo
ghi Del moto o non furono dall'illustre Sperimentator bolognese mai letti
o secondando gl'istituti della sua setta si serbò ritroso a quelle dottrine,
giacchè dalle XIII classi di esperimenti descritti intorno alla caduta dei gravi,
ne deduce alcuni teoremi, nell'ultimo de'quali, trovandosi costretto a pro
fessar contro lo stesso Aristotile, non sa più dove andare a ritrovare il vero
smarrito. “ Quoniam vero difficile reddi potest ratio a priori cur effectus
velocitatis ad velocitatem non servet proportionem, quam habet causa ad
causam, nempe gravitas ad gravitatem; hinc factum ut non pauci ex iam
nominatis putarint per se duo quaelibet gravia, quantumvis differentia in
pondere, aequaliter descendere, si removeantur quae per accidens unum
eorum retardant ” (ibid., pag. 396). Ciò reputasi dal Riccioli impossibile,
perchè supponeva nel suo discorso che si volesser rimovere tutti gl'impe
dimenti esterni, considerando i gravi sempre moversi in mezzo all'aria, ma
Galileo e i pauci ex iam nominatis intendevano che il principale, anzi l'unico
impedimento al moto dei gravi, fosse l'aria stessa, per rimover la quale sup
ponevano il vuoto.
da quel che aveva trovato scritto ne'dialoghi Dei due massimi sistemi, po
neva senza eccezione Galileo nel novero del Cabeo e dell'Arriaga. I dialo
ghi Del moto o non furono dall'illustre Sperimentator bolognese mai letti
o secondando gl'istituti della sua setta si serbò ritroso a quelle dottrine,
giacchè dalle XIII classi di esperimenti descritti intorno alla caduta dei gravi,
ne deduce alcuni teoremi, nell'ultimo de'quali, trovandosi costretto a pro
fessar contro lo stesso Aristotile, non sa più dove andare a ritrovare il vero
smarrito. “ Quoniam vero difficile reddi potest ratio a priori cur effectus
velocitatis ad velocitatem non servet proportionem, quam habet causa ad
causam, nempe gravitas ad gravitatem; hinc factum ut non pauci ex iam
nominatis putarint per se duo quaelibet gravia, quantumvis differentia in
pondere, aequaliter descendere, si removeantur quae per accidens unum
eorum retardant ” (ibid., pag. 396). Ciò reputasi dal Riccioli impossibile,
perchè supponeva nel suo discorso che si volesser rimovere tutti gl'impe
dimenti esterni, considerando i gravi sempre moversi in mezzo all'aria, ma
Galileo e i pauci ex iam nominatis intendevano che il principale, anzi l'unico
impedimento al moto dei gravi, fosse l'aria stessa, per rimover la quale sup
ponevano il vuoto.