Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              <s>
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              nalizia e dagli uffici, successi altri monaci a quelli, co'quali era convissuto
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              il Castelli, nessuno poi pensò più agli scritti postumi di lui, de'quali nono­
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              stante si lasciò prendere copia ad alcuni periti d'acque, per servirsene ai
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              loro studii. </s>
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              <s>Una di coteste copie giunse alle mani del Barattieri quando, pubblicata
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              nel 1656 la prima parte della sua
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              Architettura d'acque,
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              attendeva a scri­
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              vere la seconda. </s>
              <s>E perchè l'esperienze, che avevano indotto il Castelli a sta­
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              bilire le velocità proporzionali alle altezze, trovò che riscontravano con le sue
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              proprie, fatte nell'acquedotto della Codogna; volle che ne fosse nota a tutti
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              la dimostrazione, incominciando a inserir nella stampa delle cose sue le pro­
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              posizioni inedite dello stesso Castelli. </s>
              <s>Varietà d'accidenti avendo fermata
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              l'impressione dell'Opera alla fine del quarto libro, quando il Barattieri tornò
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              a ripigliarla in mano erano già in Bologna dal Manolessi mandati insieme
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              alla luce per le stampe del Dozza, i due libri della Misura delle acque cor­
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              renti, conforme all'edizione del 1626 rispetto al primo, e conforme al ma­
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              noscritto, copiato nell'abbazia di S. </s>
              <s>Callisto di Roma, rispetto al secondo. </s>
              <s>
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              Alcuni forse dei nostri Lettori, syolgendo il volume, avranno a pag. </s>
              <s>82 tro­
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              vata scritta la proposizione seconda con la sua dimostrazione; altri però,
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              benchè lusingati d'aver copia identica a questa, come quella che in tutto
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              corrisponde all'esterno, e che è del medesimo anno, e del medesimo edi­
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              tore; troveranno alla detta pagina, invece della dimostrazione, un avverti­
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              mento scritto in carattere corsivo. </s>
              <s>Il fatto, non nuovo forse ai bibliofili, ma
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              però non comune, deve aver messo una certa curiosità in tutti coloro che
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              l'hanno osservato, e noi ci proponiamo di sodisfarla, com'assunto princi­
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              pale di questa storia. </s>
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              <s>Si disse che, andato a monte il negoziato del Ricci, nessuno pensava
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              più alla pubblicazione degli scritti postumi del Castelli, e ne aveva forse de­
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              posta ogni speranza lo stesso principe Leopoldo dei Medici, nelle mani del
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              quale erano i venerati manoscritti, perchè, venuta la morte a rapirgli di pa­
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              lazzo il Torricelli, non vedeva chi tra i discepoli potesse degnamente sosti­
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              tuirlo nel glorioso ufficio di correggere l'opera del Maestro. </s>
              <s>Ma la notizia
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              ch'egli ebbe della stampa in Bologua, nell'atto stesso del venir pubblicata,
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              non lasciava oramai più a dubitare di quel che fosse da farsi: al marchese
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              Cospi, luogotenete del Granduca a Bologna, faceva scrivere in tali termini,
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              quali si ricavano dalla seguente minuta, che c'è rimasta: </s>
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              <s>“ Il Manolessi, stampatore di Bologna, ha già finito di stampare le opere
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              di don Benedetto Castelli sopra l'Acque correnti, e di più v'ha aggiunte
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              altre cosette, o rifiutate o falsamente attribuite al detto Padre. </s>
              <s>Però si de­
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              sidera che il Manolessi sospenda la pubblicazione di tale opera, e ne mandi
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              qua una copia, per poterla far correggere dai discepoli del detto padre Ca­
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              stelli, ed anco s'invieranno due altri libretti bellissimi, e desideratissimi, del
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              medesimo Autore, uno
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              Del modo di farsi la vista,
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              e l'altro
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              Del bianco e
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              del nero,
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              non mai stampati, i quali rendano più caro e desiderato il libro
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              di quel grand'Uomo, di quel che non sarà pubblicandolo manchevole ed adul-</s>
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