Mellini, Domenico, Discorso, 1583

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1be impoſsibile: perche il detto fiato biſogne­
rebbe che fuſſe ò finito, ò infinito.
Se fuſ­
ſe finito; ne ſeguiterebbe, che eſſalando &
vſcendo fuori ſi conſumerebbe; eſſendo che
da ogni coſa finita leuando ſi del continouo
qualche parte finita, la ſi conſumi; come ci
inſegnò Ariſtotile nel primo della Fiſica.
Se infinito, biſognerebbe ancora, che per eſſe
re il detto fiato corpo; che ſi deſſe l'inſinito in
atto contra à quello, che è determinato nel 3.
libro della Fiſica, & nel primo del Cielo: oltre
che il corpo, che lo haueſſe a contenere, ſarebbe
anco eſſo infinito in atto, che ſarebbe il ſecondo
incoueniente: & di piu vi farebbe di biſogno,
anzi aſſoluta niciſtà vi ſaria di vn' Motore, che
fuſſe d'infinita Vertù.
La quale non ſi può ri
trouare ne nell'Artefice, ne in qualunch'altro
Agente fuori della prima Cagione, che è Dio:
ne in qual ſi voglia coſa artifiziale, ne naturale.
Et ſe ci fuſſe chi ſoggiugneſſe, che tal fiato &
Vento potrebbe eſſere tirato & raccolto ſuc­
ceſsiuamente, & à poco à poco con vn Manti­
ce, ò ſimile ſtormento, da vn' Agente & Mo­
tore, che alzandolo faceſſe che' tiraſſe à ſe il fia
to; & laſciandolo abbaſſare, fuſſe cagione che'
lo mandaſſe fuori, & che il Vento nell'vſcire di
quella Machina percoteſſe & voltaſſe il Mobi­
le; direi, che queſto ſarebbe vn'dare vn'Moto­
re, che moueſſe il Motore Mouente il Mobile
immediatamente: il quale ò ſarebbe animato,
caduco & mortale: & perciò non atto à muoue

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