Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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5026DELLA FORZA DE’ CORPI produrre gli angoli, e quella uguaglianza, che
hanno
ai due retti, così che impiegando una par-
te
dell’ azion ſua a produrre la poſizion delle li-
nee
, un’ altra parte debba impiegarne a produr
gli
angoli, et un’ altra a produr l’ uguaglianza?
A me non par già così, diſſe allora il Signor Mar-
cheſe
;
anzi io credo, che tutta l’ azion dell’ ar-
tefice
ſi adopri nel produrre la poſizion delle li-
nee
, e che queſta ſola ſia il ſuo effetto.
Ben è
vero
, che queſta poſizione ſi trae poi dietro gli
angoli
, e l’ uguaglianza, che eſſi hanno a due
retti
, ſiccome anche tutte quelle altre innumera-
bili
proprietà, che neceſſariamente ad una tal po-
ſizione
ſi convengono.
Ma queſte ſe le fa ella,
per
così dire, da fe, ſenza aſpettarle dall’ artefi-
ce
;
come l’ albero ſi fa egli da ſe le ſue frondi
e
le ſue foglie ſenza aſpettarle dall’ agricoltore,
il
qual non fa altro, che porre il ſeme.
E lo ſteſ-
ſo
parmi, che debba dirſi di tutte quelle relazio-
ni
e proprietà, che neceſſariamente accompagna-
no
la natura e l’ eſſenza dell’ effetto;
poichè parte-
cipandoſi
all’ effetto quella tale eſſenza, vi porta
ſeco
ella ſteſſa tutte le ſue perfezioni, ne vuol rice-
verle
da alcuno.
E lo ſteſſo anche vuol dirſi, ſog-
giunſi
io allora, di certe altre relazioni, che i
filoſofi
chiamano eſtrinſeche, e che ſi contengono
non
nell’ eſſenza di una coſa ſola, ma nell’ in-
contro
e nell’ accoppiamento di molte;
percioc-
chè
queſto incontro e queſto accoppiamento ſe
le
trae dietro da ſe ſteſſo, e di natura ſua.

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