Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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16xiifamigliarità et ogni ſcherzo; e queſta credono
eſſere la maniera, che debba tenerſi ſempre da
chiunque ſcrive;
faccendo come i noſtri Lom-
bardi, i quali, eſſendo ſtati alle corti, ſi cre-
dono, che in tutti i tempi, e a tutte le occa-
ſioni debba parlarſi con quella ſteſſa ſerietà, e
circoſpezione, con cui hanno veduto, che ſi par-
la co i gran Signori;
e dovunque ſieno, ſem-
pre ſono nell’ anticamera di qualche Re;
e non
intendono, che quello, che è forſe laude in un
luogo, è molte volte affettazione in un’ altro.

Et
aggiugneva poi in altro luogo della ſteßa ſua
lettera
:
io non credo però, che dovrà alcuno
accuſarmi di mal’ animo, conſiderando, che
io ho introdotto me ſteſſo nel mio dialogo, ne
ho dubitato di far, che altri uſino verſo me del-
la medeſima libertà, di cui tutto il dialogo uſa
verſo gli altri;
e ſcherzando mi chiamino talvolta
ſofiſtico, e malizioſo, e mi rimproverino, ch’
io dica il contrario di quel, che penſo;
i quali
ſcherzi ſe io gli aveſſi per ingiurie, non avrei
voluto, che altri me gli diceſſe.
Così mi ſcriſſe l’
autore
.
E a dir vero l’ ultima ragione per lui ad-
dotta
, parendomi aſſai valevole a dimoſtrare l’
animo
ſuo amichevole verſo tutti, fece , che io
non
deponeſſi il penſiero di imprimere l’ ope-
retta
.
Il che, ajutantemi Iddio, farò ora, non.
ſenza però ſupplicar prima i dilicati, e tutti quel.
li
, che non vogliono concedere al dialogo niuna di-
meſtichezza
ne famigliarità, di non leggerla.

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