Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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9975LIBRO I. ſe ci doveſſe eſſere (acciocchè io vi riſponda an-
che
per queſto giovane) più cara, o il ſorpren-
der
voi, o l’ eſſere da voi ſorpreſi;
che nell’ una
dovea
piacerne la diligenza noſtra, nell’altra ne
piace
la fortuna.
Ma che è queſto, che voi ſiete
venuta
tanto più preſto di quello avviſaſte jeri?
Io non ho ſaputo, riſpoſe ella, reſiſtere alla bel-
lezza
del cielo, così ſereno, come vedete, e alla
ſoavità
dell’ aria, che mi invitavano;
et anche la
prontezza
del Signor D.
Serao mi ha moſſa, che
già
era preſto di accompagnarmi;
con l’ ajuto del
quale
ho potuto urar meco il noſtro Signor D.
Ni-
cola
, che pareva aver’ altro in penſiero.
Ma io
non
vorrei, qua giugnendo, eſſere ſtata importu-
na
, e aver turbati i voſtri ragionamenti.
Anziop-
portuniſſimamente
, riſpoſi io, ſiete giunta, per-
chè
ſarete cagione, ch’ io ceſſi da un ragionamen-
to
, in cui era entrato mal volentieri.
Piuttoſto,
diſſe
allora il Signor Marcheſe, ſiete voi oppor
tuniſſima
, perchè vorrete eſſer cagione, che egli
lo
proſeguiſca.
Spiacemi, diſſe allora la Signora
Principeſſa
, di eſſere opportuna per due ragioni
tanto
contrarie.
Ma potre’ io intendere qual ſia
coteſto
ragionamento?
Signora, diſſi io allora,
queſto
giovane quaſi a viva forza mi ha tratto a
dover
dirgli il mio ſentimento intorno a tutta la
quiſtione
della forza viva;
dal qual diſcorſo voi
ſapete
, che io ſono tanto alieno, che ne voi, ne
queſti
due ſignori, avete mai potuto indurmivi;
di
che
mi pare di aver fatto gran peccato

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