Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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13ix glioſo che l’ intrecciamento di quelle nella comme-
dia.
Dee dunque nel dialogo parere, che quei ra-
gionamenti, che vi ſi raccontano, ſieno veramente
ſtati fatti, et in quel modo;
onde biſogna, che pa-
jano di tanto in tanto naſcere a caſo, perchè cosi
per lo più ſoglion naſcere nelle comuni compagnie;
e che ſieno accomodati alla condizione, et al gene-
re delle perſone, che ragionano;
cosi che vi ſi veg-
ga anche il coſtume;
ne debbono sfuggirſi le di-
greſſioni vaghe e dilettevoli, cercando in ogni par-
te la varietà e la copia.
E ſopra tutto vuol’ eſ-
ſere il dialogo maraviglioſo, cosi che anche in que-
ſto niente ceda alla commedia;
il che s’ ottiene per
le dimande, e molto più per le riſpoſte inaſpettate;

e faccendo uſcir talvolta il diſcorſo, donde men ſi
credea, che uſcir doveſſe, e ricominciar la quiſtio-
ne, dove parea finita;
e torcendo anche ſpeſſo gli
argomenti per modo, che n’ eſcano le conſeguenze
improvviſe, e contrarie a quelle, che ſi aſpettava-
no.
A tutto ciò ſi aggiunge, che ricercaſi al dia-
logo un dir domeſtico e familiare quaſi come al-
la commedia, con una perpetua giocondità, ſparſa
di varie facezie, e quelle non già frivole e pue-
rili, ma quai ſi convengono ad uomo d’ alto inge-
gno, e di grande animo;
e molto meno vili e ple-
bee;
che, tali eſſendo, anche alle commedie ben fatte
ſi disdicono.
Nella qual’ arte, come in ogni coſa,
furono veramente eccellentiſſimi Cicerone tra i la-
tini, e tra i noſtri il Caſtiglione.
Ora non potreb-
bono certamente ſeguirſi tutti queſti artificj,

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