Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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328DELLA FORZA DE’ CORPI ſere ſtato preſſo una tal Signora alcun giorno;
e mi parrebbono infeliciſſimi tutti quelli, che
mai non l’ hanno veduta, ſe, non avendola mai
veduta, poteſſero immaginarſi tanta virtù.
Que-
ſta Signora adunque per mia ſomma ventura io
vidi in Napoli;
e quando con uno, e quando
con un’ altro di quei Signori, che ſopra hò
nominati, la viſitava il più ſpeſſo che io pote-
va.
Quivi erano quaſi ſempre Uomini dottiſſi-
mi, che di giocondi ragionamenti ſi intertene-
vano, e bene ſpeſſo naſcevano belliſſime quiſtio-
ni d’ ogni maniera, diſputandoſi per l’ una, e
per l’ altra parte con ſomma piacevolezza;
alle
quali dava per lo più incitamento la Signora
Principeſſa ora interrogando, et ora riſponden-
do;
e queſto faceva Ella ſempre con ſommo giu-
dizio, et accorgimento, avendo riſpetto alle per-
ſone, e con poche parole;
perciocchè ella ama-
va meglio di udire, che di eſſere udita;
nella
qual coſa ſola noi le eravamo tutti contrarj;

perciocchè non era alcun di noi, che non ſi
foſſe volentieri tacciuto per udir lei;
ma faccen-
do del ſuo piacere il noſtro, ſeguivamo gli ar-
gomenti da lei propoſti, ſopra de quali ognuno
diceva il parer ſuo, e tutti, fuori me ſolo,
con ſomma eloquenza, e ſomma grazia;
così
che mi pareva eſſer beato, eſſendo in quella dol-
ce, e cara compagnia;
et ora che la fortuna
me ne ha di tanto ſpazio allontanato, non mi
par di vivere, ſe non quanto vi torno con

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