Alberti, Leon Battista, L' architettura

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4945LIBRO SECONDO. li noſtri primi alberi, ſi uſurpa la principale & precipua lode. Gli antichi l'an
nouerauano
infra gli eccellẽtiſsimi alberi, ultimo da il Cedro, &
dall'Ebano.
In India l'Arcipreſſo è annouerato infra le Drogherie, & certo meritamente: lo
di
pur chi uuole la Thuia Ammonia, o Citenaica, la quale Teofraſto dice che è
eterna
:
Percioche o uogli tu in quãto all'odore, o alla bellezza, o alla fortezza, o
115 alla grandezza, o alla dirittura, o all'eternità, o a tutte queſte lodi;
quale arbore
metterai
tu a paragone dell'arcipreſſo?
Eglino affermano che l'Arcipreſſo, non
patiſce
punto di tarli, di uecchiezza, mai da per ſe ſi fende.
è ma-
rauiglia
ſe per queſto Platone uoleua che le leggi, &
li ſtatuti publici, ſi deſcriueſ
ſino
in tauolelle ſacre d'Arcipreſſo;
perche e' penſaua che elleno doueſſero eſ-
2210 ſere piu durabili, che di rame.
Queſto luogo ne auertiſce ch'io racconti quel
che
io mi ricordo di hauer letto, &
ueduto di eſſo Arcipreſſo. Affermano che
in
Efeſo le porti del Tempio di Diana, eſſendo d'Arcipreſſo durarono quattro-
cento
anni;
& che mantennero la bellezza talmente che pareuano del contino
uo
nuoue.
Io in Roma nella Chieſa di San Pietro, ho ueduto nel raſſettar le
3315 Porte che fece Papa Eugenio, che done le mani de gli inimici non li haueuano
fatto
ingiuria per ſpogliarle de l'argento, del quale erano coperte, che elle ſi era
no
mantenute ſalde, &
intere piu di cinquecento anni; percioche ſe noi andia-
mo
annouerando bene gli annali de'Pontefici di Roma, tanti ne furono dal tẽ-
po
di Adriano Papa Terzo, che le fece inſino ad Eugenio Quarto.
Et per tan-
4420 to nel fare le Impalcature lodano l'Abeto, &
antepongongli l'Arcipreſſo; per
queſta
ſola forſe cagione, che egli è piu eterno;
ma è piu graue che l'Abeto.
Lodano il Pino, & la Picea, penſano che il Pino ſia della medeſima ſpecie che lo
Abeto
, quanto allo sforzarſi contro al peſo poſtogli ſopra:
Ma infra l'Abeto, &
il
Pino ci ſono altre differentie, ancora queſta, che l'Abeto è manco ofſeſo
5525 da Tarli, percioche il Pino è di piu dolce ſugo che l'Abeto;
Io penſo che'l La
rice
non ſia da poſporre ad alcuno arbore, perche io ho ueduto che egli ha ret-
ti
peſi di edificij fermiſsimamente, &
lunghiſsimamante ſoſtentati, altroue,
in
Venetia ancora in una antichiſsima opera del Mercato, Et tengono per cer-
to
, che e' preſti di ſe tutte le utilitadi, come gli altri alberi:
egli è neruoſo, mãtien
6630 le forze, fermiſsimo contro le Tempeſte non è offeſo da Tarli;
Et è openione an
tica
, che contro le ingiurie de Fuochi, duri inuitto, &
quaſi ſenza alcuna leſione:
che piu? che e' comandano che da quel lato, onde ſi dubiti che il fuoco non uẽ-
ga
a nuocerti, tu ui contraponga Aſſe di Larice.
Ma io l'ho uiſto acceſo arde-
re
, ma talmente però, che e' pare che gli ſdegni le fiamme, &
ch'e'le uoglia ſcac
7735 ciar via.
E' vero che egli ha vn ſol difetto, che per le acque marine diuenta
facile
allo intarlarſi.
Alle traui dicono che è diſutile la Rouere, & lo Vliuo,
per
eſſer graui, &
che ſi piegano ſotto il peſo, & quaſi da per loro ſi torcono, ol-
tre
che quelli Alberi, che ſono piu atti allo ſpezzarſi, che al fenderſi ſono per
Traui
, diſutili;
come è l'uliuo & il Fico, & il Tiglio, & il Salicone, & ſimili. E'
8840 coſa marauiglioſa quel che e' dicono della Palma, che ella ſi sforza contro al
peſo
, che ella ha adoſſo, &
ſi piega all'inſuſo: Per le trauate, che hanno a ſtar al
lo
ſcoperto, &
per tutte le coperture lodano grandemente il Ginepro; & Pli-
nio
dice che egli la medeſima natura che il Cedro, ma è piu ſodo.

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