Alberti, Leon Battista, L' architettura

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6157LIBRO SECONDO. ancora uno Verme, che ha la ſtiena piloſa, & aſſai piedi, iquali certo ſoglionoar
recare alle fornaci molto danno.
Et ſoggiugnerò in queſto luogo alcune coſe
degne di memoria, ueduteſi a tempinoſtri;
percioche noi non ſcriuiamo que-
ſte coſe ſolamente alli artefici, ma alli ſtudioſi ancora di coſe degne, perilche ci
gioua di meſcolarci alcuna uolta coſe, che dilettano, pur che le non ſieno fuori
115 di propoſito, nè diſcoſto dalla intentione noſtra.
APP. Martino fu portata
una certa ſerpe, trouata in Latio dalli ſcarpellini nelle caue, che ſi uiueua in
un certo gran ſaſſo uoto dentro, &
chiuſo intorno intorno ſenza ſpiraglio alcu-
no;
ſonſi ſimilmente trouate alcune ranocchie, & granchi, ma morti. Et io fo
fede, che in queſti tempi ſi ſono trouate in mezo d'un bianchiſsimo marmo, frõ-
2210 di di alberi.
Il mõte Vellino, che diuide gli Abruzzeſi da' Marſi, altiſsimo piu
di tutti gli altri, è in tutta la ſua cima caluo per una pietra bianca, &
uiua: Quiui
dalla parte, che guarda uerſo l'Abruzzi, ſi ueggono per tutto pietre ſpezzate,
piene d'imagini ſimili alle cocchiglie Marine, non maggiori, che tu non le po-
teſsi tenere ſotto la palma della mano.
Che coſa èquella, che in quel di Ve-
3315 rona ſi raccolgono ogni giorno pietre, che ſono per tutto in terra, intagliate cõ
la forma del Cinquefoglie, con linee terminate, &
uguali, ſcõpartite attiſsima-
mente, &
eſſattamente finite, & poſte l'una ſopra l'altra con tanta mirabile arte
della Natura, che certamente non è alcuno mortale, che poſſa imitare coſi a pũ
to la ſottigliezza dell'opera, &
quel ch'è piu da marauigliarſi è, che non ſi truoua
4420 ſaſſo neſſuno di queſta ſorte, che non ſtia ſozzopra, &
che non cuopra queſta ſua
ſcultura.
Onde penſerai facilmente, che la Natura non habbia fatte tali ſcultu
re, con tanto ſuo artificio per fare marauigliare gli huomini, ma per ſuo ſpaſſo,
Hor torniamo a propoſito.
Io non baderò quì a raccontare, come e' biſogni
adattare la gola della fornace, &
la uolticciuola, & la bocca, & piu adentro la ſe-
5525 dia del fuoco, accioche la fiamma riſcaldataſi, reſpiri, &
accioche ella ſi ſtia quaſi
che in certi ſuoi confini, &
che tutta la poſſanza, & uigore del fuoco concorra, &
aſpiri ſolamente a cuocere l'opera.
Nè ſeguiterò di dire in che modo ſi deb-
ba accendere a poco a poco il fuoco, &
non lo tralaſciare mai, inſino a tanto che
dalla cima della fornace, eſca la fiamma pura, &
ſenza punto di fumo, & che gli
6630 ultimi ſaſsi ſieno diuentati quaſi di fuoco.
Et che la pietra non è cotta ſe non
quando la fornaciata per le fiamme gonfiata, &
apertaſi, ſarà poi calata, & riſer-
rataſi inſieme.
Marauiglioſa coſa è a uedere la natura del fuoco, percioche ſe
tu leuarai il fuoco di ſotto alla cotta, diuenterà la fornace a poco a poco tiepida
da baſſo, ma ſopra da alto ſarà ancora di fuoco.
Ma perche nel fare gli edificij
7735 habbiamo biſogno non ſolamente della calcina, ma della Rena ancora, dobbia
mo al preſente trattare della Rena.
Delle tre ſorti, & delle tre differentie delle Rene, & della diuerſa materia di che ſi fanno
le muraglie in diuerſi luoghi. Cap. XII.
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DI tre ſorti ſono le Rene, di Caua, di Fiume, & di Mare, la migliore di tut-
te queſte è quella di Caua, &
è queſta di molte ſorti: nera, bianca, roſſa,
incarbonchiata, &
ghiaioſa: ma s'alcuno mi dimanderà che coſa è

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