Angeli, Stefano degli, Della gravita' dell' aria e fluidi : esercitata principalmente nelli loro homogenei

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18288DIALOGO capaci d’animali, veſciche, e coſe ſimili, che hanno ado-
prato
per fare tante nobili eſperienze.
Poiche io tengo di
certo
che fatto il voto, ò debilitato l’elatere dell’ aria con
l’euacuatione
, che quelle laſtre ſi ſepareriano.
Chi faceſſe
poi
l’eſperienze, potrebbe aggiuſtar le laſtre in modo, che
I’inferiore
cadendo non portaſſe nocumento al vaſo, e ciò
come
meglio li parerà.
Di più vorrei che la laſtra ſuperiore attaccata ad vn ſpago ſi
profondaſſe
molto ſott acqua pur parallela all’orizonte, e
che
qualche nuotatore li attaccaſſe l’altra aggrauata co-
me
ſopra l’acqua.
Perche certo eſperimentarebbe che a ſe-
pararla
queſto peſo, ò forza non baſterebbe, ma de più vi
vorrebbe
tanto che corriſpondeſſe alla preſſione anco, che
l’acqua;
cioè che vguagliaſſe il peſo d’vn cilindro di
mercurio
di diametro delle laſtre, e d’altezza, che foſſe vn
quartodecimo
dell’altezza dell’acqua, che ſouraſta alle la-
ſtre
, &
vn braccio, & vn quarto. Ma Sig. Ofredi che coſa
, che non altro che ridere?
_Ofr_. Non vuole V. Sig. che io rida nell’vdir proponere il fare,
tanti
caſtelli in aria?
L’è vna facil coſa il dire ſi facia que-
ſta
, e queſt’altra eſperienza.
Il punto ſtà nell’eſperimenta,
re
, poiche s’incontrano tante difficoltà, che fanno molto
bene
auuerrare quel comun detto macaronico, che
Multa dicuntur,
Quæ
non fiuntur.

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