Angeli, Stefano degli, Della gravita' dell' aria e fluidi : esercitata principalmente nelli loro homogenei

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6357SECONDO
_Conte._ Caro Sig. Ofredi l’aſſegni V. S. perche per hora io non
hò volontà d’andar à vedere, coſa dica il Galileo.
_Ofred._ V. S. ha piacere ch’io ricucini li Cauoli: biſogna ſeruirla.
Io credo che V. S. s’arricordi beniſſimo di quella propoſitio-
ne fondamentale della mecanica, viſta anco dalli ciechi nati,
cioè che nella leua A B, nella quale ſia il ſoſtentacolo C, vna
pochiſſima forza, ò peſo poſto in A, è ſufficiente à ſoſtenere
vn grandiſſimo peſo poſto in B, ogni qual volta che la pro-
portione, che hà il peſo poſto in B, à quello poſto in A, l’hab-
bia reciprocamente la diſtanza A C, alla diſtanza C B.
_Conte._ Non vuole ch’io la vedi, mentre per gratia di Dio, ſono
nato con tutti due li occhi, che fanno anco beniſſimo il lo-
ro vfficio?
Me l’arricordo adunque, e sò ch’è il fondamento
della no tra ſtadera, nella quale il picciol Marco, ò Romano
poſto in A, equilibra il gran peſo poſto in B.
_Ofred._ Il punto ſtà in ſapere la cagione di queſto equilibrio. Vna
aſſai probabile, e congrua n’aſſegna il medemo Galileo nel-
la ſua mecanica, cioè che hauendo momẽti eguali, la natura
non intraprẽde à far le coſe irragioneuoli;
quale ſarebbe ſe ſi
moueſſero;
poiche ſe il graue B, maggiore diſcẽdeſſe in E, &
alzaſſe il minor peſo A, in D, il B, ſi ſarebbe moſſo per l’arco
BE, e l’A, ſi ſarebbe moſſo per l’arco D A, maggiore di BE, nel
medemo tẽpo, &
in cõſeguẽza cõ maggior velocità. E pche
16[Figure 16] il graue B, al graue A, hà la proportione, che ha la’diſtanza
A C, alla diſtanza C B;
e queſta è la medema che quella dell’-
arco D A, all’ arco BE;
cioè che quella della velocità, con

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