Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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6549PARTE SECONDA.
FRa tutti gli errori, che provengono dagli Architetti, uno ſi è il contraſta-
re
alla perſezione, e alla bellezza delle ſabbriche;
onde nell’apparenza loro
non
ſi dimoſtra grazia, nobiltà;
muovono a maraviglia chi le riguar-
da
.
E queſto è il non oſſervare il decoro, il quale allora io penſo, che po-
traſſi
facilmente intendere, quando ſi ſarà dichiarato ciò, che ſia eſſo decoro.
Diciamo adunque, il decoro non eſſer altro che una bellezza, e una grazia del-
le
coſe, che naſce da una certa giuſtezza diſtributiva, ſecondo la quale ſi
tutto
quello, che ſi conviene a ciaſcuna parte.
Ma per adattare al noſtro pro-
poſito
queſta deſinizione, ſi dice, che il decoro delle fabbriche altro non è,
che
una bellezza cagionata dalla convenienza delle parti;
quando, ſecondo una
giuſta
, e proporzionevol diſpoſizione ſi è conceduto a ciaſcuna quanto ſe le
conveniva
.
Perciò, affinchè intendiamo gli errori di queſta maniera, ſi dice,
che
qualunque fabbrica, come imitatrice del corpo umano, è compoſta di mem-
bra
, poichè in eſſe ſi trovano il capo, le ſpalle, i ſianchi, il ventre, e le gam-
be
.
Ed a ciaſcun membro ſono aſſegnati i ſuoi ornamenti; che quei delle ſpal-
le
, dei fianchi, e del rimanente, non ſi attribuiſcono al capo, e così viceverſa.

Che
è ſoverchia diligenza il continuare i medeſimi ornamenti particolari, e i
medeſimi
compartimenti di membra, di vani, e di particelle, che ſi trovano
ne’ſianchi
, nelle ſpalle, nella fronte, o nella faccia, la quale è la parte
principale
, e il capo della fabbrica.
Il che è totalmente ſuperſluo, ſiccome ſi
vede
nella fabbrica di S.
Pietro di Roma; baſtando pure aſſai la continuazio-
ne
, e il concorſo delle colonne, dei pilaſtri, dell’architrave, del fregio, e del-
la
cornice inſieme col ſecond’Ordine;
eſſendo baſtevole, ſecondo il buon diſe-
gno
formare il portico di Michelagnolo Buonarruoti.
E tanto più che ſempre
nelle
fronti dei Templi è ſtato coſtume di collocare il portico, o quaſi porti-
co
, come ſappiamo da Vitruvio.
Oltre a ciò ſi erra nel decoro, non dandoſi
alle
membra il debito adornamento, come, quando nella fronte non ſi pone il
faſtigio
e il ſronteſpizio, che è il principale ornamento del Capo, ſiccome l2
acconciatura
delle donne, dagli Antichi detta Caliendro, come ſi vede preſſo
Orazio
nel Lib.
I. dei Sermoni ---- altum Saganæ caliendrum
Excidere
----
E Tutolo, come ſi ritrae da Feſto Pompeo = Aponiæ a tulis, onde perav-
ventura
ſi è tratto il Titolo, che appreſſo noi è il faſtigio, e il ſronteſpizio
delle
Chieſe, dove in luogo d’iſcrizione dedicatoria, ſi fanno dipignere le im-
magini
dei Santi Titolari dei luoghi.
Ma che il fronteſpizio delle Chieſe ſi di-
ca
Titolo, ſi può provare per quello, che ſi legge nel Terzo Libro delle Cro-
niche
Caſſinenſi:
=
Baſibus ſuppoſitis, columnas deſuper decem ex uno latere, & ex altero toti-
dem
erexit cubitorum novem:
feneſtras quoque in ſuperioribus amplas, in na-
vi
quidem viginti, &
unam: in Titulo vero ſex longas, & rotundas qua-
tuor
;
ac duas in abſida media ſtatuit. Porticus vero utriuſque parietes in al-
titudine
cubitorum quindecim, ſubjungens feneſtris, binc decem, totidemque
inde
, diſtinxit.
= E queſto errore ſi ſcorge nella facciata di S. Pietro in Vati-
cano
:
imperciocchè in vece di terminare nel faſtigio, termina nella balauſtra-
ta
, e nelle ſtatue, che vi ſon poſte per ultimo finimento, ma non baſtevole,
oltre
al non eſſer quello luogo loro conveniente, ſiccome anche nell’ultima cor-
nice
del Campidoglio, benchè vi ſieno ſtate poſte per moſtrar più alta la fab-
brica
;
perchè in tal luogo non ſi conſervano; ancora, perchè ſon troppo
lontane
alla viſta.
baſta aver ſatto il fronteſpizio alla parte di mezzo della fronte,
che
viene in fuori;
poichè il faſtigio dei Templi dee avanzare tutto il rimanente
della
fabbrica;
ſiccome ſi vede in tutte le fronti dei Templi antichi, degli anti-
chi
moderni, e dei moderni.
Ed in vero (mi ſi conceda pure il dirlo) pare
coſa
molto diſdicevole, che quella Chieſa, che è Capo di tutte le Chieſe

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