Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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SECONDA PARTE
CAPO I.
Degli errori, che occorrono nel fabbricare.
GLl errori, che accadono nel fabbricare, ſono di grandiſſima conſiderazio-
ne;
poichè quantunque ſiaſi eletto buon ſito, buone materie, fabbricato-
ri eccellenti, e buona ſtagione per fabbricare;
nondimeno non baſta a condur-
re a perfezione qualunque fabbrica, quando ſi commettono errori nel fabbrica-
re:
concioſſiachè tutte le dette coſe ſieno ordinate all’operazione dell’edificare.
E la fabbrica allora procede ſenza errori, quando vi aſſiſte la diligenza dell’
Architetto, che ſia eccellentiſſimo, e accorto, e quando ſi ſono eletti miniſtri
molto pratichi, e dabbene, e intendentiſſimi d’ogni ragion di fabbrica, e ca-
paci d’ogni avvertimento, e d’ogni regola d’Architettura, obbedienti, non o-
ſtinati, nè di propria opinione.
Ma quando le fabbriche ſon prive di tale aſ-
ſiſtenza, ed eſeguite da Artefici non pratichi, e poco intendenti dell’Arte lo-
ro, allora è neceſſario, che gli edifizj non ſi finiſcano ſenza notabili errori.
E
la colpa di tutto ciò cade ſopra gli Architetti;
poichè è uficio di buono Ar-
chitetto eleggere buoni Miniſtri, e continuamente aſſiſtere alle fabbriche.
CAPO II.
Degli errori, che ſi fanno nei fondamenti.
QUelli errori nelle fabbriche ſono di grandiſſimo danno, che ſi commetto-
no nei fondamenti;
imperciocchè portan ſeco la rovina di tutta la fabbri-
ca, nè ſi poſſono ſenza ſomma difficoltà, e ſenza certiſſimo pericolo e-
mendare.
Ma non ſi può aver perfetta cognizione di eſſi, ſe prima non ſi ſa,
quante ſieno le ſpecie de’fondamenti.
Diciamo pertanto, che i fondamenti, o
ſi fanno in terreno aſciutto, ſolido, e fermo:
o in luogo paludoſo; ovvero in
acqua.
O diſtinguendo altramente, affermiamo, che de’fondamenti altri ſono
naturali, e altri artificiali.
E in tutte queſte maniere ſpeſle volte occorre l’er-
rore, ſiccome dimoſtreremo.
Quando adunque ſi fanno i fondamenti nel terreno aſciutto, e ſodo, ſi com-
mette notabile errore, non uſandoſi avanti del cavamento, ed al gittare i fon-
damenti quella diligenza, che ſi conviene in oſſervare i cavamenti de’pozzi, delle
ciſterne, e delle cantine, che ſon preſſo al luogo delle fabbriche, e riguardando l’erbe,
e gli alberi ſoliti naſcere in terreni fermi, e ſodi, come la canapicchia, cioè tigna-
mica, la nepitella, la pimpinella, ed altre:
l’olmo, il leccio, la quercia l’uli-
vaſtro, la gineſtra, il ginepro, e più diverſe piante ſpinoſe:
ovvero ſe ſi fan-
no in terreni non fermi, nè ſtabili, come ſono le ſpecie della creta, del cre-
tone, la terra cimolia, detta terra da purgo, le quali ſentendo l’umidità a mo-
tivo di lor natura untuoſa, ſi muovono, e ſcorrono, e mutan luogo:
nè facen-
done prova, laſciando cader ſopra il ſuolo qualche grave peſo dall’alto, e oſſervan-
do, ſe riſuona, o trema:
nè facendo altre ſperienze, per eſaminar bene la bontà
del terreno per iſtabilirvi i fondamenti:
imperciocchè, ſe non ſi fanno tutte le
diligenze neceſſarie avanti al cavare i fondamenti, ma ſi procede ſconſiderata-
mente, e a caſo fidandoſi de’cavatori, la muraglia non riceve conveniente, e
ſtabile poſamento, e avanti che ſia finita, minaccia rovina.
Si erra, ol-
tre a ciò, mentre non ſi oſſerva, ſe il terreno ſia per tutto ugualmente fermo
e ſodo:
poichè quando conoſciuto, eſſer così in una parte ſola, penſiamo, che
ſia così nel tutto:
fidandoſi di tale oſſervazione vi gettiamo i fondamenti toſto
che il muro ſi alza, e ſi aggrava, la prima falda del terreno cede al baſſo, e
la muraglia calando, s’affonda più in giù, e ſi ſtacca da quella parte, che

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